1290 Super Duke R EVO
Prima che i più attenti tra di voi se ne accorgano – e partano le accuse di laute mazzette da parte di KTM a noi giornalisti prezzolati – ve lo dico io: con questa comparativa, è la quarta volta negli ultimi quattro numeri che compare una 1290 Super Duke sulle pagine di SuperBike Italia. Nei nostri due test strada/pista per l’elezione della Supernaked dell’Anno era toccato alla versione Evo, poi era stata la volta di una esoticissima RR, per una nostra prova esclusiva, e ora eccoci di nuovo con un’altra Evo, come esponente del mondo delle roadster top di gamma in questo confronto sulle capacità di divertimento tra i cordoli. La domanda che vi starete facendo, a questo punto, sarà: perché ancora lei?
Beh, tralasciando che la Evo nella nostra doppia comparativa al Cremona Circuit si sia rivelata sotto vari aspetti la miglior nuda da sparo attualmente in commercio, il motivo per cui abbiamo pensato di usarla anche stavolta è che, in un panorama di ipernaked che, sotto sotto, non sono che “derivazioni” dei rispettivi modelli supersportivi (Streetfighter V4/Panigale V4, Tuono V4/RSV4, S1000R/S1000RR, Brutale 1000RR/F4), ci sembrava più interessante usare come rappresentante delle roadster una moto nata, sviluppata e disegnata fin dall’inizio per essere… una vera roadster.
Oltre a questo, nei nostri precedenti confronti la KTM era stata quella che declinava meglio delle avversarie quei concetti di spasso totale e pura ignoranza motociclistica che, diciamocelo, sono ciò che cerchiamo in una supernaked. Ma la capacità di divertire della Super Duke R, rimarrà piena e fruibile anche nel confronto con avversarie fatte per la pista? E a livello di performance, quanto dovrà pagare dazio tra i cordoli per la sua natura da roadster?
Paurosa ed equilibrata
Iniziamo dicendo che fa impressione constatare quanto la 1290 Super Duke R si sia evoluta nel corso degli anni. Lanciata nell’ormai lontano 2013 come supernaked muscolosa e ignorante – e per questo anche un po’ grezza e, di conseguenza, non proprio a suo agio nella guida al limite tra i cordoli – nel corso degli anni ha subito costanti aggiornamenti che l’hanno migliorata sotto ogni aspetto.
Dalla trattabilità del mostruoso bicilindrico da 1.304cc, alla raffinatezza dell’elettronica, all’adozione di una ciclistica che, grazie anche alle sospensioni WP semiattive, ha nettamente elevato il livello di competenza dell’insieme: il risultato finale, nella versione Evo che abbiamo qui, è una ipernaked paurosamente potente, con capacità sportive da race replica, ma allo stesso tempo equilibrata, versatile e insospettabilmente sfruttabile in quasi ogni contesto. Il tutto, dettaglio non da poco, rimanendo teppistica e giocosa come ci si aspetterebbe da una moto così.
Comparativa al Cremona Circuit: diffidenza iniziale
Detto questo, nel momento in cui accendo la KTM, la sollevo dal cavalletto e la metto in marcia per percorrere per la prima volta la pitlane del Cremona Circuit, noto per lo più sguardi diffidenti in chi mi vede passare – e la cosa non mi sorprende. Da che mondo e mondo, se sei su una RSV4 Factory o una F3 RC, in pista, chiunque tu sia, ti guadagni immediato rispetto da parte di chi ti vede. Su una naked invece… beh, il rispetto te lo devi conquistare. Ma fidatevi se vi dico che in sella alla 1290 Evo ci metterete poco a raggiungere lo scopo.
Ovviamente ci sono vantaggi e svantaggi nel trovarsi in pista in sella a una nuda rispetto a una supersportiva, e messa da parte la diffidenza degli altri partecipanti al trackday, la prima cosa a farvi sorridere sarà il senso di familiarità immediata. Se siete appena scesi da una race replica, come nel mio caso, vi basterà giusto qualche curva per abituarvi alla postura eretta, e da lì in poi sarete stupiti dalla sensazione di controllo e dal feeling istantaneo che vi viene garantito dall’avere tra le mani un manubrio alto e largo.
Spinta da centrale nucleare
Sulla Super Duke, in particolare, siete lì belli dritti, comodi, con una castagna da centrale nucleare a portata di polso destro e una moto che, una volta impostato il giusto riding mode – aiuti al minimo, sospensioni in assetto pista, risposta pronta del gas – non chiede altro che di farvi schizzare come palline da flipper da una curva all’altra, ridacchiando nel casco per la follia di coppia che riuscite a scatenare a ogni rotazione di acceleratore. Sono sincero, nei primi giri della giornata sulla KTM, dopo essermi fatto un paio di turni sulle due avversarie sportive, ho addirittura l’impressione che l’austriaca renda tutto troppo facile e divertente per essere vero.
Gas a tutta, accenno di impennata controllato dall’elettronica, staccatona con manubrio largo che affatica meno braccia e spalle, piega senza particolari problemi di luce a terra, e di nuovo gas, col TC che si occupa di gestire il grip della Michelin posteriore dosando la coppia man mano che mi raddrizzo. Mi sembra di essere in un videogioco di corse con impostata la modalità “principiante”, perché pur rimanendo ampiamente nella mia comfort zone e concentrandomi soprattutto sul godermi la sensazione dell’anteriore che galleggia a quattro dita da terra nelle prime tre marce o il posteriore che derapa dolcemente all’uscita da ogni curva, riesco già a mettermi alle spalle un buon numero di moto presenti in circuito.
MV guastafeste
Dopo una manciata di giri sarei già quasi pronto a tornare ai box trionfante, annunciando la KTM come chiara vincitrice della comparativa al Cremona Circuit, senonché, alla fine del rettilineo principale dell’autodromo, sento un urlo rauco provenire da dietro. È Lore, sulla F3 RC, che mi svernicia in staccata – e parte l’ingarellamento. Siamo in prossimità del tratto più tortuoso del tracciato, per cui sfrutto la maggiore manovrabilità della KTM nello stretto e la coppia istantanea del V2 per rimanergli attaccato, convinto di trovare il punto giusto per restituirgli pan per focaccia – ma capisco subito che dovrò impegnarmi.
Tengo a bada l’MV fino alla prima curva dopo il traguardo, una sinistra veloce e tecnica, dove occorre mollare i freni prestissimo e fare massimo affidamento sull’avantreno. La Super Duke mi segue, supporta il mio bisogno di feeling all’anteriore e mi dà anche gusto per come rimane stabile nonostante l’alta velocità, ma ora che arriva il momento di riaprire il gas, mi accorgo che Lore, sulla MV, ha percorso la stessa curva ad almeno 10km/h più, guadagnando metri che non riuscirò più a recuperare.
La stessa scena si ripete nelle curve successive: in accelerazione guadagno qualcosa, ma in realtà meno di quanto avrei creduto, perché solo a moto quasi dritta è possibile liberare tutta la coppia del bicilindrico. Lore, sulla MV, riesce a descrivere traiettorie più strette e precise in uscita, dedicandosi solo ad aprire a tutta, mentre io devo stare attento a non attaccarmi al manubrio alto per non far intervenire i tagli dell’anti impennata.
Super Duke vs F3: il cronometro non mente
Discorso simile in ingresso: ho l’impressione di stare andando fortissimo, più che sulla MV, ma non è così: più cerco di forzare, tentando di descrivere le stesse traiettorie di Lore, più realizzo che la KTM, pur nella sua eccezionale competenza sportiva, semplicemente non può replicare gli stessi angoli di piega, la precisione e la determinazione pistaiola di un mezzo da corsa omologato come, di fatto, è la MV Agusta F3 RC.
Non fraintendete: la Super Duke si comporta in maniera eccellente tra i cordoli. Frena alla grande, ha un motore devastante (250km/h di GPS sul rettilineo principale, nonostante un’aerodinamica non proprio favorevole) e regge senza problemi ritmi anche decisamente sostenuti – un passo sull’1’43”, con gomme strada/pista, non è niente male per una nuda al Cremona Circuit.
Di più, se l’avessi guidata da sola, la Super Duke non mi avrebbe fatto rimpiangere nessun’altra moto: mi sarei fatto il mio trackday con un bel sorriso stampato in faccia dal primo all’ultimo giro e me ne sarei tornato a casa a fine giornata felice e nemmeno troppo stanco, visto che l’impegno fisico e mentale richiesto da una supernaked non è nemmeno paragonabile a quello di una moderna SBK Replica. Però… l’unico però è rappresentato dal fatto che per quanto vada bene, sia veloce e sappia farvi divertire in maniera relativamente spensierata, una naked, in pista, non potrà mai farvi raggiungere i livelli di puro feeling e piacere corsaiolo di cui è capace una supersportiva affilata ed equilibrata come una F3 RC. E nemmeno gli stessi tempi sul giro, pur con un vantaggio di motore non indifferente. A voi la scelta.
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