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Anche per il model year 2021, Yamaha affianca alla sua supermedia naked MT-09 una versione più pregiata e affilata, contraddistinta dal suffisso SP. La grande domanda è: le maggiori dotazioni rispetto al modello base valgono i 1.700 euro di differenza? Aigor ha messo in gioco la patente per scoprirlo
Testo: Aigor Foto: Yamaha, I.B.
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Nel marzo 2020 ero stato in Sicilia al press test della nuova Yamaha MT-09 “base” (cliccando qui potete leggere la prova completa e guardare il video). Un evento di cui ho tuttora ricordi fulgidi perché il giro di prova che ne era uscito era stato così spettacolare (per ritmi, divertimento, bellezza del percorso e piacere di guida) da poterlo piazzare sul podio dei tour stradali più memorabili della mia carriera di giornalista/tester.
Metteteci che era il primo evento stampa ufficiale dopo parecchi mesi di blocco causa pandemia, aggiungete strade meravigliose e quasi deserte (eravamo ancora in periodo di restrizioni sugli spostamenti), un apripista Yamaha particolarmente “motivato” e, a completare il tutto, una delle naked più sguaiatamente divertenti e teppistiche del panorama motociclistico, e capirete come mai ancora oggi, a distanza di mesi, sorrida in automatico ogni volta che penso a quel test.
Il punto è che dopo quel viaggio in Sicilia non avevo avuto più occasione di guidare una MT-09 2021, per cui, al di là dei bei ricordi, col passare del tempo mi era anche sorto un dubbio: non è che quella congiuntura perfetta di situazioni ideali mi avesse portato a sopravvalutare la nuova Yamaha? Noi giornalisti la chiamiamo “esaltazione da presentazione stampa”, ovvero la condizione per cui, a forza di sentirti raccontare dai responsabili di una Casa quanto sia bella e vada bene la loro nuova moto, per poi provarla nelle migliori condizioni possibili, in location e su strade magnifiche, finisci per sovrastimarla.
Le prime impressioni dalla prova della Yamaha MT-09 SP 2021
Ecco, avanti veloce di qualche mese, ho appena terminato un giro di prova di un centinaio di chilometri in sella alla Yamaha MT-09 SP 2021. Mi sono vestito con jeans tecnici e giubbotto in pelle, sono partito dalla redazione, e prima di arrivare sulle solite curve dove eseguiamo i nostri test, mi sono dovuto sciroppare un’ora di trasferimento tra strade trafficate, asfalti mal messi, tratti umidi… il tutto sullo sfondo di panorami costituiti per lo più da campi appena concimati (con relativo odore) o tristi capannoni industriali.
Bene, nonostante la situazione leggermente meno favorevole, non c’è stato un solo metro del giro di test in cui la SP non mi abbia confermato le impressioni entusiastiche che mi aveva dato la MT-09 standard. Velocità “facile” a portata di polso, divertimento a badilate, incitamento continuo al teppismo gratuito – il tutto con l’aggiunta di una nuova qualità: una competenza ciclistica a livelli… non da naked giapponese. Ma andiamo per ordine.
La versione super
Iniziamo con un passo indietro. È dalla seconda generazione della MT-09 (cliccando qui trovate il nostro test dell’usato della prima generazione) che Yamaha ha cominciato ad affiancare al modello “base” della sua supermedia naked, una versione più affilata e “preziosa” contraddistinta dal suffisso SP. Per il 2021, dunque, con la terza generazione, è stata confermata la stessa strategia: alla base telaistica e motoristica della MT-09 standard, la SP aggiunge una livrea con colorazioni in stile R1M, sospensioni più sportive (il mono è un Öhlins, la forcella una KYB completamente regolabile) e qualche raffinatezza extra – cruise control, sella con rivestimento dedicato, forcellone spazzolato, manubrio e leve dei freni neri e serbatoio del liquido dei freni fumé.
Per il resto – ottima notizia – rimane tutto invariato, a partire dal nuovo motore CP3 da 890cc, per arrivare alle quote ciclistiche riviste (per abbassare l’avantreno), al nuovo forcellone, e al completissimo pacchetto elettronico, ora basato su una piattaforma inerziale a sei assi, con riding mode, ABS cornering, anti impennata, TC, controllo della derapata e quickshifter up/down di serie.
Passando all’aspetto generale, a vederla da fuori la SP dà in effetti l’idea di un pacchetto un po’ più pregiato rispetto alla versione base. E anche se dal vivo rende meglio che in foto, le linee della MT-09 2021, con quel frontale così particolare e la zona tra sella e pedane non esattamente armoniosa, non metteranno mai d’accordo tutti. Caso più unico che raro, poi, il grosso Akrapovic laterale (accessorio dal catalogo ufficiale Yamaha) montato sul nostro esemplare non migliora granché il look della SP. Anzi, considerando che il terminale di serie ha già un buon sound e rimane completamente nascosto sotto il motore, lasciando il forcellone in bella vista, viene da chiedersi se valga la pena spendere quasi 1.800 euro per l’Akra omologato.
Nuovo feeling
In ogni caso, se l’estetica della 09 potrebbe non convincere tutti, basta salirle in sella per vaporizzare qualsiasi pensiero negativo. Sella, pedane e manubrio alla giusta altezza e con la giusta triangolazione, postura eretta, piedi che poggiano bene a terra da fermi – la MT si conferma una naked accogliente e con una postura comoda, che vi aiuta a entrare in confidenza non appena vi mettete in movimento e trasmette una grande sensazione di controllo fin dai primi metri.
Anche sulla SP si nota subito come Yamaha abbia un po’ abbandonato il feeling vagamente supermotard (con l’avantreno piuttosto alto e la ruota anteriore “lontana”) delle precedenti generazioni, abbassando il cannotto di sterzo in favore di un’impostazione più da naked tradizionale. A mio parere è un’ottima scelta, perché ne ha giovato enormemente la connessione con l’avantreno – che su una naked da sparo come la MT è fondamentale.
Come accennato, motore ed elettronica sono gli stessi della 09 standard, ma vale la pena ribadire il concetto espresso durante il test di quest’ultima. In breve, con questa nuova incarnazione a cilindrata maggiorata (+42cc) del tricilindrico CP3, Yamaha ha creato un piccolo capolavoro. Per la guida sportiva stradale è praticamente perfetto: dolce alla prima riapertura come non lo era mai stato prima (grazie alla nuova elettronica, che vanta mappature del gas riviste), offre una gran prontezza di risposta ai bassi, con una spinta che dai 5.500 ai 10.000 si esalta in un crescendo spettacolare, quasi più da maxi che da media.
Il CP3 è perfetto per ogni utilizzo
Questo significa che da una parte ci potete trotterellare nel traffico, lasciando inserite una o due marce in più e contando sulla capacità del CP3 di riprendere senza incertezze anche sotto i 3.000. Se invece volete cominciare a tirare tra le curve, avete due alternative: scegliere una marcia e far valere l’amplissima schiena del motore per tenere alto il ritmo con pochissimo impegno; oppure, lavorare un po’ col quickshifter (veloce e davvero esaltante con le sue sgasate in scalata) per far restare il contagiri sopra i 7-8.000 e godervi l’adrenalina di un propulsore sempre brillante ed entusiasta nel rispondere alle vostre richieste di divertimento.
A un certo punto verrà da chiedervi come sia possibile che dichiari “solo” 119cv. Il trucco, come per molti tricilindrici, sta nell’erogazione. “Grintosa e cremosa allo stesso tempo”, l’avevo definita nel test della MT-09 standard, ed è proprio così: sentite che c’è tanta spinta lì sotto, lo vedete dalle velocità assurde a cui vi ritrovate quasi senza accorgervene e dalla facilità con cui, nelle prime tre marce, riuscite a far decollare l’avantreno. Ma sono la dolcezza di risposta, il senso di connessione con la ruota posteriore e la discrezione dell’elettronica a farvi sentire sempre molto più in controllo di quanto dovreste essere a certi ritmi.
Sia che stiate uscendo da una curva col posteriore che accenna una derapata (controllata dall’elettronica), sia che vi troviate in impennata da così tanti secondi da aver fatto fermare la ruota anteriore, la MT-09 sembra essere sempre lì ad assecondarvi e rendervi tutto più facile. Non che a me queste cose siano successe, intendiamoci…
Più affilata
Molto bene, finora però abbiamo parlato solo di quello che la SP ha in comune con la MT-09 standard. Ciò che vorrete sapere, però, è: il mono Öhlins e la nuova forcella fanno così tanta differenza nella guida sportiva stradale? La risposta è: sì, la fanno, ma come sul modello precedente.
Per farla breve, la 09 SP, rispetto alla standard, è esattamente come me la sarei aspettata: più rigida di assetto e con sospensioni di maggior qualità, sacrifica un po’ di comfort nell’uso “normale” (le irregolarità dell’asfalto vengono trasmessi in maniera meno filtrata a sella e manubrio), in favore di una maggior competenza nella guida sportiva e di una capacità di sopportare ritmi più elevati prima di dare qualche segno di sofferenza.
In tutta sincerità, durante il mio giro stradale non c’è stato nemmeno un momento in cui ho avuto la sensazione di dovermi dare una calmata, o di stare avvicinando i limiti ciclisti della 09 SP. Ma è anche vero che questa sensazione non l’avevo avuta nemmeno durante il test della MT standard, che in quest’ultima incarnazione, anche grazie alle modifiche alle geometrie, è diventata più rigorosa e a suo agio nella guida sportiva.
In generale, non c’è dubbio che la maggior qualità delle sospensioni della SP si avverta – in tutta la fase della percorrenza di curva la moto rimane stabile, precisa e comunicativa, con una percezione di sostegno e rigore ciclistico decisamente più da naked europea top di gamma, che da media giapponese. Allo stesso tempo, sul precedente modello la differenza tra 09 ed SP era più netta. Ma attenzione, non perché questa nuova SP non sia valida, quanto perché ora le sue sospensioni non devono pensare anche a mettere una pezza sui trasferimenti di carico e sullo strano feeling dell’avantreno che a volte penalizzavano la vecchia.
Per concludere la prova: quindi, com’è la Yamaha MT-09 SP 2021?
Spinta da un motore spettacolare, agile e reattiva, sicura e in controllo anche a ritmi indiavolati, supportata da freni all’altezza (più pronti e potenti rispetto alla vecchia moto, grazie a una nuova pompa radiale Nissin) e da sospensioni più sportive e sostenute, la versione SP alza le capacità della MT-09 nella guida all’attacco senza però stravolgere le caratteristiche di una moto che, in questa versione 2021, si era rivelata più sportiva, competente e “intuitiva” anche in configurazione standard.
In definitiva, la nuova 09 SP è una supermedia naked fenomenale per l’uso nel Mondo Reale. Più “stradale”, comoda e giocosa rispetto ad avversarie come la Street Triple RS o la Brutale 800 RR, probabilmente sacrifica qualcosa in fatto di potenzialità nella guida in pista, in favore di una versatilità totale in tutto il resto che potreste voler fare con una moto di questo tipo.
L’unico appunto che posso farle è che, come detto, ora la differenza rispetto alla versione standard è meno marcata che in passato – più per meriti di quest’ultima che non per demeriti della SP. Per cui, se avete intenzione di usare la MT-09 solo su strada, nel 90% delle situazioni potreste non apprezzare i vantaggi dati dalle nuove sospensioni. Ma se per voi la differenza di prezzo di 1.700 euro non è un problema (la MT-09 SP costa 11.299 euro) andate tranquilli: questa Yamaha è una delle più esilaranti macchine da divertimento dell’attuale panorama motociclistico.
Prova Yamaha MT-09 SP 2021: la tecnica
COSA NON CAMBIA
Motore, telaio, quote ciclistiche e gran parte dell’elettronica sono gli stessi della MT-09 “base” in versione 2021. Abbiamo quindi il nuovo tricilindrico CP3 da 890cc, 119cv e 93Nm (+4cv e +5,5Nm rispetto al vecchio 847cc), a cui si aggiungono un nuovo telaio Deltabox in alluminio (con cannotto di sterzo più basso di 30mm, per migliorare il feeling all’anteriore), un nuovo forcellone, freni con pinze radiali e pompa radiale Nissin e una dotazione elettronica completa, ora basata su una piattaforma inerziale a 6 assi. Il pacchetto comprende ABS attivo anche in piega e cambio elettronico con blipper in scalata. Anti impennata, traction e controllo della derapata sono regolabili separatamente nel riding mode customizzabile “M”.
COSA C’È IN PIÙ
Rispetto alla MT-09 “standard”, la SP vanta una nuova forcella KYB a steli rovesciati da 41mm, completamente regolabile e dotata di rivestimento DLC. Al posteriore arriva invece un mono Öhlins, anch’esso completamente regolabile e dotato di pomello remoto per il precarico. Ulteriore dotazione extra della SP rispetto alla MT-09 standard è il cruise control, così come le finiture che accompagnano la diversa colorazione: la sella con rivestimento dedicato e doppie cuciture, il forcellone spazzolato, manubrio e leve dei freni neri e serbatoio del liquido dei freni fumé.