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Suzuki presenta la sua nuova media naked. Una semplice entry level evoluta o un’interessante arma da pieghe per qualsiasi motociclista? Aigor è andato a indagare nel sud della Francia… ecco la prova dell’inedita Suzuki GSX-8S
Testo: Aigor Foto: Suzuki (J. Critchell, C. Wood)
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A quanto pare, il segmento delle medie naked economiche è sulla cresta dell’onda. Mai in passato il mercato era stato così affollato di modelli tanto validi tra le nude sotto i 100cv, e mai avevamo visto i Costruttori impegnarsi così seriamente nell’offrire proposte sempre più interessanti e attraenti in questa categoria. La ricetta, del resto, appare azzeccata già sulla carta: parliamo infatti di mezzi pratici e leggeri, adatti ai principianti e all’uso di tutti i giorni, ma allo stesso sufficientemente dotati per la guida sportiva stradale, grazie a pacchetti ciclistici, comunque, rispettabili e a motori docili ma brillanti – quasi sempre bicilindrici paralleli.
Visti i numeri di vendita in costante crescita, le Case motociclistiche si sono giustamente fatte ingolosire, ed è così che, dopo le varie Yamaha MT-07, KTM 790 Duke, Triumph Trident e Aprilia Tuono 660, negli ultimi mesi, nella schiera delle medie naked “per tutti” si sono aggiunte due nuove proposte dal Giappone. Lo scorso dicembre era toccato alla discussa (per l’estetica, non certo per le doti dinamiche) Honda Hornet 750, mentre questa volta è il turno di Suzuki di cercare di solleticare il palato dei giovani smanettoni – o quantomeno, di tutti quelli che in una moto, più che l’adrenalina delle prestazioni estreme, cercano qualcosa di facilmente godibile nel Mondo Reale.
Dunque, a che livello si pone la nuova GSX-8S nell’affollata griglia delle medie nude sotto i 9.000 euro? È quello che siamo stati invitati a scoprire sulle strade del sud della Francia.
Tutta nuova
Antibes, Costa Azzurra. La sera precedente la prova della nuova Suzuki GSX-8S, io e tutto il manipolo di giornalisti ci ritroviamo in una sala dell’albergo dove alloggiamo per assistere alla tipica conferenza stampa iper-prolissa e iper-soporifera che caratterizza gran parte dei lanci di moto giapponesi. Intendiamoci, adoro il Giappone, come pure il suo fantastico popolo. Leggo i manga da quand’ero ragazzino, sono cresciuto in un’epoca in cui qualsiasi cosa arrivasse dal Sol Levante – videogiochi, anime, moto… – faceva brillare gli occhi a ogni teenager, e consiglio sempre di fare almeno un viaggio in Giappone nella vita.
Detto questo, gli ingegneri giapponesi NON DEVONO fare le conferenze stampa delle loro nuove moto. Non sono capaci, punto. E ne ho la conferma quando, dopo un’ora e mezza abbondante di slide e spiegazioni in un inglese da sintetizzatore vocale rotto su cose come il design di un determinato bullone o il posizionamento del tasto degli abbaglianti, devo ringraziare il viaggio verso la Costa Azzurra, se so cosa c’è di veramente interessante sulla GSX-8S.
Stupidaggini a parte, Suzuki ha preso molto sul serio la sua nuova media naked. E lo si capisce in primo luogo dall’impegno profuso nel realizzare il motore, un inedito bicilindrico parallelo da 776cc che, seguendo l’attuale tendenza, usa un albero con manovellismo a 270°, in questo caso con l’aggiunta di un sistema equilibratore studiato per limitare le vibrazioni e regolarizzare l’erogazione.
Nel caso non lo sapeste, l’albero a 270° è una soluzione usata ormai su quasi tutti i propulsori di questo tipo, visto che, semplificando al massimo, la particolare sequenza di scoppi permette di simulare il funzionamento di un V2 e migliorare dunque carattere, sound e prestazioni di una configurazione che, tradizionalmente, era conosciuta più che altro per la sua educazione.
Ciclistica inedita, elettronica nella media
Completamente nuovo è anche il telaio, a diamante in acciaio, mentre le sospensioni sono quelle che ci si aspetterebbe da una moto di questo tipo: valide come scelta della componentistica (abbiamo unità KYB davanti e dietro), ma non regolabili, a parte il precarico del mono. I freni con pinze radiali Nissin sono pure loro nello standard della categoria, e lo stesso vale per il pacchetto elettronico, che non prevedendo una IMU, offre un TC piuttosto basico (regolabile su tre livelli, con anti impennata integrato e disattivabile), tre power mode per il motore e un ABS senza funzionalità cornering.
Dettaglio non scontato per una naked sotto i 9.000 euro, il quickshifter con blipper è di serie, e Suzuki ha furbamente deciso di usare un pneumatico posteriore da 180, al posto del 160 che abbiamo visto sull’Hornet. Probabilmente, con “soli” 83cv a disposizione, il gommone non farà molta differenza in quanto a grip in uscita di curva, ma di sicuro rende più sexy l’insieme della moto nella visuale da tergo. E sappiamo bene quanto conti l’apparenza su una naked…
La GSX-8S dal vivo
Visto che abbiamo parlato di apparenza, partiamo proprio da quella. Dal vivo e durante la prova la Suzuki GSX-8S non è niente male. So che i giudizi estetici sono sempre relativi, ma l’impressione, guardandola da vicino, è di una moto più curata e con un design un po’ più riuscito rispetto agli standard della categoria. Il confronto con l’Hornet è d’obbligo, e la Suzuki ne esce vincente sotto vari aspetti: laddove la Honda, nell’insieme, può sembrare addirittura una naked di un segmento inferiore, la Suzuki trasmette una sensazione di maggior consistenza e valore. Come presenza e cura nel dettaglio, per dire, non sfigurerebbe nemmeno se parcheggiata a fianco di una supermedia tipo Z900 o MT-09. Il che non è da poco per una moto di questo tipo.
Le impressioni positive proseguono una volta in sella. La posizione di guida è praticamente perfetta, con una triangolazione pedane-seduta-manubrio che, pur privilegiando il comfort e il senso di controllo immediato, offre anche buone possibilità di movimento, rendendo facile e naturale caricare l’avantreno quando serve e assumere la postura più adatta alla guida sportiva. In questo direi che la GSX-8S ricorda molto l’Hornet: entrambe sono decisamente versatili come ergonomia e in generale danno subito l’impressione di pacchetti più determinati e competenti, per esempio, rispetto ad avversarie più sbarazzine e puramente giocose come la MT-07 o la 790 Duke.
Cruscotto a regola d’arte e comfort per tutti i giorni
Pollici in alto anche per il cruscotto TFT, uno dei più chiari, brillanti e leggibili sotto la luce del sole che abbia mai visto (in conferenza stampa i tecnici jap avevano speso almeno 20 minuti per sottolinearlo) e per la facilità di gestione degli aiuti elettronici. TC e power mode si possono regolare in movimento e, soprattutto, mantengono le impostazioni (ad esempio col TC disattivato) anche dopo lo spegnimento del quadro. Standing ovation.
Durante l’iniziale attraversamento cittadino ho modo di valutare la maneggevolezza della GSX-8S nel traffico – direi buona in assoluto, anche se non a livello delle avversarie più leggere e con interasse più corto – mentre apprezzo la presenza del Low RPM Assist: in un paio di occasioni mi impegno a calarmi nella parte del neopatentato impedito, ma nonostante i miei sforzi non riesco proprio a far spegnere il motore usando gas e frizione in partenza all’opposto di come andrebbe fatto.
Sono anche impressionato da come il bicilindrico parallelo rimanga docile e non accenni a proteste nemmeno a regimi che non andrebbero nemmeno considerati su una moto. E il fatto di poter aprire il gas senza problemi in qualsiasi marcia ben sotto i 3.000 giri rappresenta un bel vantaggio nell’uso di tutti i giorni.
Nel vivo della Prova della Suzuki GSX-8S
Il nostro tour di circa 220km entra nel vivo quando, abbandonata la Costa Azzurra e i paesini, arriviamo su una delle piste, pardon, strade più belle dell’entroterra francese: la Route Napoleon. La guida Suzuki, un pilota che conosce a menadito ogni centimetro del percorso, prima di partire ci aveva chiesto che tipo di passo volessimo tenere – rilassato, divertente o “dynamic”, usando le sue parole. E credo immaginerete la risposta.
Morale, complice la giornata fresca ma assolata, il traffico quasi nullo e un asfalto ai limiti della perfezione per buona parte dell’itinerario, mi trovo a spremere la GSX-8S al 110% delle sue possibilità praticamente dalla prima curva, col nostro apripista che pennella traiettorie super precise e super regolari a velocità incredibili per la moto che stiamo guidando, e io, con altri due colleghi italiani, unici in grado di restargli alle calcagna.
Non esagero: complice la bellezza del percorso e la bravura dell’uomo Suzuki nel farci strada, non ricordo di aver percorso tanti chilometri a ritmi così elevati su una moto da meno di 100cv, guidando così pulito e sicuro allo stesso tempo. E innegabilmente un ruolo in tutto questo non può non averlo la GSX-8S che, in quanto a capacità sportive, è una vera rivelazione.
Assetto double face
Iniziamo dicendo che l’assetto, non chiedetemi come, riesce a trasformarsi da comodo e accondiscendente nell’uso normale, a stabile, sostenuto e quasi affilato nella guida all’attacco. Il telaio e le quote ciclistiche sono ben studiati e si sente che i tecnici Suzuki hanno lavorato molto sul set-up delle sospensioni, che pur non essendo così rigide in assoluto, lo sono discretamente per una moto di questo tipo. L’idraulica, in particolare, è sufficientemente controllata, visto che da una parte il mono non arriva quasi mai a dare risposte secche sulle buche, mentre la forcella affonda il giusto in staccata, recuperando in fretta e garantendo buoni livelli di controllo e stabilità in tutta la percorrenza della curva.
Nello specifico, è proprio il senso di controllo che mi impressiona, perché ai ritmi che teniamo sulla Route Napoleon sarebbe più che comprensibile avvertire qualche ondeggiamento di troppo sui curvoni o nei cambi di direzione più repentini, o comunque qualche segnale da parte della ciclistica di stare un po’ esagerando. E invece, più cerco di tirare fuori dal motore i cavalli che… non ha – argomento di cui parleremo a breve – più la GSX8-S sembra a suo agio nell’assecondare la mia volontà di non farmi staccare dal nostro velocissimo apripista.
All’altezza della concorrenza?
Per quanto riguarda il confronto con le avversarie, direi che in generale il pacchetto Suzuki sembri puntare molto sulla stabilità in ogni fase della guida – sia all’attacco, sia a ritmi più “normali” – sacrificando qualcosa in quanto a reattività e pura agilità. Intendiamoci, non è una critica, e non sto dicendo che sia una moto lenta o poco maneggevole.
Ma in un segmento di veri e propri pesi piuma, che cambiano direzione al solo pensiero, la massa non proprio contenuta della GSX8-S (202kg in ordine di marcia, ovvero tra i 10 e 15 più delle avversarie) unito all’interasse decisamente lungo – 1.465mm – ne fanno una media naked sicuramente più “progressiva” nei movimenti e più “moto grossa” nelle sensazioni trasmesse quando la si guida. Il che può essere un pregio o un difetto a seconda di cosa cercate.
Verso la zona rossa
Fino a qui non ho parlato del motore perché merita un discorso a parte. Iniziamo dicendo che offre tutto quello che ci si aspetta da un propulsore di questo tipo, e allo stesso tempo tutto ciò che serve per far sorridere e soddisfare le esigenze di chi si presume comprerà la GSX-8S. Abbiamo dunque un’erogazione pronta e regolarissima fin da regimi ridicoli, una spinta di tutto rispetto ai medi (con anche la possibilità di ottenere una risposta al gas piuttosto grintosa, scegliendo il power mode più aggressivo) e, in ogni caso, abbastanza coppia per uscire forte dalle curve, tenere ritmi altissimi in qualsiasi tratto di misto e impennare in seconda con un tocco di frizione.
Dunque, un motore ideale per una moto di questo tipo? Assolutamente sì. E allora dov’è il problema? Beh, il problema è che gli ingegneri Suzuki sono stati forse un po’ troppo ligi nel fare quello che avrebbero dovuto fare, e non hanno considerato che, con un pacchetto ciclistico come quello della GSX-8S, probabilmente avrebbero potuto osare un po’ di più nel dotare il bicilindrico parallelo di un po’ di pepe aggiuntivo verso la zona rossa.
Anche qui, il confronto con la Hornet è necessario, e laddove il motore Honda, superati gli 8.500 giri, tira fuori quella decina di cavalli extra che danno senso al fatto di insistere col gas verso i 10.000, sulla Suzuki, agli stessi regimi, i giochi sono del tutto finiti. Questo significa che durante la Prova della Suzuki GSX-8S mi sono ritrovato a usare il cambio più spesso di quanto avrei voluto per andare a tutta nel misto; dall’altra, quando le curve sono inframmezzate da rettilinei un po’ più lunghi, sentite che mancano quel brio e quel carattere agli alti per arrivare in fretta a velocità verso i 200km/h.
Pelo nell’uovo e ultime precisazioni
Ovvio, considerando la tipologia di moto di cui parliamo potrebbe sembrare esagerato criticarla perché ci mette un po’ a mostrarvi sul tachimetro numeri da race replica. Ma come detto, il rimpianto deriva dal fatto che la ciclistica sarebbe pienamente all’altezza. E in ogni caso, sulle migliori concorrenti, i cavalli che mancano alla GSX-8S agli alti, ci sono.
Per concludere, resta da dire dei freni, del tutto adeguati al tipo di moto come prestazioni, ma un po’ limitati nella guida all’attacco da un ABS eccessivamente intrusivo, che tende a farsi sentire anche in situazioni dove non servirebbe, come frenando forte sugli asfalti puliti ma non perfettamente regolari. Il quickshifter (di serie) funziona benissimo in salita, mentre è un po’ duro in scalata, e il sound del motore non è male, facendo intuire evoluzioni interessanti usando uno scarico un po’ più libero.
Come al solito, non condivido la scelta di usare le Dunlop Roadsport 2 come gomme di primo equipaggiamento, visto che la loro indole turistica, con una carcassa molto dura, non fa che frustrare il feeling di guida. Nel caso della GSX-8S, data la dolcezza del motore, non ho avuto problemi di grip del posteriore (e almeno due terzi del giro di test li ho fatti col TC spento), ma sono abbastanza sicuro che con un anteriore più sportivo – nella costruzione come nella mescola – l’avantreno Suzuki si sarebbe dimostrato ancora più comunicativo e prevedibile di quanto non sia già.
Quindi la Prova della Suzuki GSX-8S, com’è andata?
Casomai non l’aveste capito, me la sono davvero spassata durante la Prova della Suzuki GSX-8S, con uno dei giri di prova più veloci, pepati e goduriosi che mi sia mai capitato di fare con una moto che, teoricamente, non dovrebbe essere progettata per i ritmi da TT. In generale, credo che la ciclistica sia il grande punto di forza della Suzuki, vista la facilità e la sicurezza con cui ha assecondato ogni mio intento di sfruttare al 100% le prestazioni del motore.
Per quanto riguarda quest’ultimo, invece, le uniche critiche a un propulsore praticamente perfetto per gestibilità e qualità dell’erogazione, riguardano una certa di mancanza di carattere a confronto con le migliori proposte della concorrenza. Nello specifico, quella decina di cavalli che mancano agli alti mi ha ricordato la mancanza del dolcetto finale a conclusione di un pranzo sontuoso. Non un vero problema, ma… ci fosse stato, sarebbe stato meglio.
Altra nota da segnalare, la GSX-8S non è tra le più economiche della categoria – anzi, con gli 8.990 euro richiesti per portarsela a casa è una delle più costose. Ma a parte questo, è impossibile non riconoscere a Suzuki di aver fatto davvero un’ottima moto, e di sicuro una delle proposte da tenere presente nella scelta della vostra futura media naked tuttofare.