Premi il tasto Play sulla foto qui sopra per riprodurre il video
Ducati ha aggiornato la versione “super” della Panigale con tutte le novità introdotte sulla V4S 2022. In questa prova Aigor cerca di scoprire se la Ducati Panigale V4 SP2 è davvero la supersportiva definitiva, guidandola a cannone sul Misano World Circuit
Testo: Aigor Foto: Ducati
______________________________
C i sono momenti, nella mia vita di tester/giornalista, in cui mi chiedo cosa possa avere fatto di tanto nobile in un’altra esistenza per meritarmi situazioni come quella che sto vivendo. Mi trovo al Misano World Circuit, in un box riservato e inaccessibile agli estranei, seduto in un angolo col casco già allacciato, tipo pilota vero, in attesa che i tecnici Ducati mi diano il segnale.
“Ok, noi ci siamo…” Faccio cenno che sono pronto pure io, e in pochi istanti i ragazzi avviano il motore della Ducati Panigale V4 SP2, tolgono le termocoperte dalle Pirelli SC1 Slick, calano la moto dai cavalletti, la spingono in pitlane e me la reggono dal cupolino in attesa che ci salga. Sto per entrare in pista per l’ultima sessione della giornata e, in tutta sincerità, sono quasi in imbarazzo per il ben di Dio di esperienza che sto vivendo.
Sono in sella a quella che non ho dubbi a definire come la miglior moto sportiva che abbia mai guidato, su una pista dove corrono la MotoGP e la Superbike, servito e riverito da un intero staff a mia disposizione, come se, invece che un normale smanettone della domenica che è finito a fare un mestiere “fortunato”, fossi Alvaro Bautista alla ricerca del nuovo record sul giro del Misano Circuit.
Senza precedenti
La cosa più inaspettata di tutto questo? È che per quanto continui ad avere la costante impressione di stare sfruttando la belva che ho tra le gambe solo per una risibile percentuale delle sue potenzialità, lei non sembra lamentarsene. Al contrario. Mi sta facendo divertire. Anzi direi proprio che mi sta facendo godere. In maniera profonda e viscerale. Come nessun’altra supersportiva era mai riuscita a fare finora durante una giornata in pista.
Il tutto prendendomi per mano e accompagnandomi alla ricerca del (mio) limite con un’accondiscendenza e un’indulgenza che un mostro sputafuoco da 215cv e 40 mila euro, semplicemente, non dovrebbe contemplare. È chiaro come oggi sia io il collo di bottiglia nel pacchetto moto-pilota. Ma la SP2 non me lo fa pesare. E giro dopo giro, mi aiuta a gustarmela dimenticandomi il mio imbarazzo. Ora vi racconto tutto.
Ducati SP, una garanzia
Casomai foste capitati nel mondo del motociclismo da non più di qualche settimana, o non aveste letto o guardato il video del test della Streetfighter V4 SP, vale la pena ricordare in due righe cosa identifichi il suffisso “SP” nella tradizione del marchio Ducati. In breve, SP sta per Sport Production, e serve a contraddistinguere alcune versioni particolarmente esotiche, ricche e costose, di modelli già presenti nel listino della Casa bolognese. Parliamo quindi di componentistica al vertice della produzione (spesso non solo di serie, ma anche aftermarket), di materiali super pregiati, parti speciali a go-go, performance al top della categoria e tiratura in serie numerata – anche se, tecnicamente, non limitata.
Prova Ducati Panigale V4 SP2: tutti i dettagli
Con questa nuova Panigale V4 SP2, dunque, Ducati ha replicato l’azzeccatissima operazione compiuta nel 2021 con la prima V4 SP. Partendo dalla già molto ricca versione S della Panigale V4, hanno mantenuto tutto quello che, di fatto, era già al top – motore, elettronica, telaio e sospensioni – e hanno alzato l’asticella aggiungendo particolari tanto costosi quanto determinanti nel migliorare le performance.
Il dettaglio che salta all’occhio prima di tutto il resto, ovviamente, sono le pornografiche ruote in fibra carbonio – le stesse introdotte per la prima volta sulla Superleggera V4 – che oltre a influenzare profondamente il comportamento dinamico della moto, grazie al loro risibile peso, si sposano alla perfezione con la livrea nera opaca in stile winter test.
Altre dotazioni speciali sono costituite dalla frizione a secco STM-EVO di derivazione Superbike, a cui si aggiungono i freni con pinze Brembo Stylema R e pompa regolabile Brembo MCS 19.21 (con registro remoto della distanza della leva), la trasmissione finale alleggerita con catena passo 520, le pedane Rizoma regolabili in alluminio anodizzato, la testa di sterzo ricavata dal pieno con numero progressivo della moto e il kit Ducati Data Analyser con modulo GPS per la rilevazione e visualizzazione automatica dei tempi sul giro. A completare il tutto, ovviamente, ci sono anche varie chicche estetiche: dai particolari in carbonio (ali, parafango, paratacchi delle pedane) al serbatoio in alluminio spazzolato, alla sella dedicata, talmente bella e ben rifinita che quasi dispiace metterci sopra il sedere.
Sport Production a confronto
A questo punto, considerando che buona parte delle dotazioni speciali della SP2 sono circa le stesse della precedente SP, la domanda sarà sorta spontanea: dove sono le novità?
Beh, è semplice: mentre la prima SP partiva dalla versione 2021 della Panigale V4S, la SP2 usa come base la moto 2022, dunque con l’ultimo aggiornamento del V4 Desmosedici Stradale da 1.103cc (leggermente più potente), l’ultima evoluzione del pacchetto elettronico Ducati (con curve di coppia dedicate marcia per marcia a seconda del Power Mode selezionato) e, dettaglio non da poco, la nuova forcella pressurizzata Öhlins NPX25/30, a sostituire la precedente NIX30 nel sistema semiattivo Öhlins Smart EC 2.0.
In definitiva, stessa ricetta di successo della precedente SP, ma potendo contare su una base di partenza ancora migliore. Prezzo di tutto il giochino? 39.500 euro. Circa 9.000 più della Panigale V4S. Ne vale la pena? È quello che siamo stati invitati a scoprire.
Il giusto approccio
Iniziamo con un aneddoto, teoricamente inutile, ma in realtà interessante per dare una prima idea dei contenuti e delle peculiarità di guida che ho riscontrato in questa prova della Ducati Panigale V4 SP2.
Entro in pista per il primo turno della giornata. I tecnici Ducati mi dicono che hanno impostato le sospensioni con un set-up adatto ad andare a cannone a Misano. Mi aspetto dunque una moto rigida e ostica all’inizio, che, come molte race replica “radicali” nella loro destinazione pistaiola, si metterà a “funzionare” solo quando mi sarò scaldato, avrò preso i riferimenti (della moto e della pista) e comincerò a dare gas seriamente.
Ecco, non è così. Esco dalla pitlane e, con le gomme slick in temperatura ma ancora incerate, vengo quasi preso in contropiede dal senso di confidenza e controllo che la SP2 mi trasmette fin dalla prima curva. Alla variante Rio sono già ginocchio a terra, come se stessi guidando da un’intera giornata invece che da pochi secondi; alla Quercia provo già a staccare forte e in uscita dal primo passaggio al Curvone sono lì a maledirmi per non aver tenuto aperto un bel po’ di più.
A essere onesto non ho un riferimento cronometrico per fare confronti oggettivi, ma sarei pronto a scommettere che questo mio primo giro della giornata a Misano con la SP2 sia stato di gran lunga il mio primo giro più veloce di tutte le (tantissime) volte che sono stato a girare sul circuito romagnolo.
Provare simili livelli di confidenza fin da subito su una sportiva teoricamente così specialistica, significa una sola cosa: potersi concentrare sulla guida, sull’andare forte, sull’ottenere il massimo possibile – da sé stessi e dalla moto.
I quattro segreti della Panigale V4 SP2
Ora, non so quanta percentuale di questa particolare sensazione vada attribuita ai tanti elementi che, nel caso della SP2, contribuiscono a generarla.
Di sicuro c’entra la splendida ergonomia della Panigale, coi suoi semimanubri piatti e belli aperti, la seduta spaziosa e le pedane in posizione sportiva ma non troppo costrittiva. Stessa cosa per le sospensioni semiattive, che addolciscono le reazioni e la rigidità del pacchetto fintanto che “sentono” che i ritmi di guida sono ancora piuttosto blandi, per poi offrire tutto il sostegno, la precisione e il feeling che servono, man mano che le velocità si alzano. Anche la raffinatezza dell’elettronica deve avere per forza un ruolo, visto che gestisce la risposta del gas e l’erogazione del motore sempre nell’ottica di rendere la vita più semplice a chi sta in sella.
E poi, ovviamente, ci sono quei favolosi cerchi in carbonio, che rappresentano l’upgrade più sostanziale della SP2 e che, rispetto alla V4S, garantiscono un tale senso di “giocosità” e facilità nel consentirvi di far fare alla moto quello che avete in mente – in ogni momento e in ogni situazione – da farvi quasi dimenticare di essere ai comandi di una delle più micidiali macchine da record sul giro che il mondo delle race replica abbia visto.
Sono tutti dettagli che da una parte aumentano la vostra autostima, facendovi esaltare per la precisione con cui ottenete sempre quello che volete; dall’altro innalzano a vette estreme il senso di confidenza che riuscite a stabilire con l’intero pacchetto – dal primo all’ultimo minuto che passate in sella.
Tanta confidenza, anche troppa
Per la cronaca, il mio senso di confidenza cresce talmente tanto e talmente in fretta che, al terzo giro, mi viene la brillante idea di mettere alla prova una delle chicche corsaiole della SP2: il registro remoto della leva del freno. Prima di partire, preso dalla concitazione, non ho regolato la posizione della leva, che a me piace abbastanza distante dalla manopola, per cui, quando arrivo sul rettilineo che porta alla curva della Quercia, mentre snocciolo le marce col quickshifter tenendo il gas spalancato con la mano destra, con la sinistra do un giro alla rotellina posizionata appena sopra al blocchetto sul semimanubrio sinistro, con l’intento di allontanare la leva.
Come Ratzgatlioglu
Mi sento un pilota vero mentre lo faccio, e non vedo l’ora di arrivare al riferimento della staccata per constatare quanto il mio intervento sia stato efficace. Cartello sulla destra, chiudo il gas, mi attacco alla leva e… non ci posso credere, l’ho avvicinata invece di allontanarla!
Preso dal panico di finire nella via di fuga come mi era successo un mese fa con la Streetfighter V4, replicando la figura da somaro davanti agli stessi ragazzi Ducati che c’erano a Cremona, tiro il freno molto più di quanto servirebbe, e cosa ottengo in cambio? Una buona decina di metri percorsi col posteriore (involontariamente) sollevato da terra, tipo Ratzgatlioglu quando vuole divertirsi, e curva chiusa addirittura in anticipo rispetto a quella che sarebbe stata la traiettoria ideale.
Sono sbalordito. Da una parte per la naturalezza con cui la Panigale V4 SP2 mi ha consentito di gestire la mia situazione “complicata”. Dall’altra per la terrificante potenza dell’impianto Brembo, con la pompa MCS 19.21, e le pinze Stylema R che, in unione alla minor inerzia data dai cerchi in carbonio, alle azzeccatissime geometrie della moto, e al lavoro della nuova forcella semiattiva Öhlins NPX25/30, danno come risultato una potenza selvaggia nel rispondere alla pressione delle mie due dita sulla leva. Wow.
Connessione uomo-moto
Col passare della giornata, e dopo altri quattro turni di guida, le mie impressioni sulla SP2 non fanno che oscillare tra picchi di esaltazione sfrenata e puro e semplice godimento, spinto a livelli sublimi. Man mano che alzo il ritmo, i vantaggi dei cerchi in carbonio si fanno sentire ancora di più se possibile, e se è vero che ero abbastanza preparato alla maggior maneggevolezza in ingresso di curva e nei cambi di direzione rispetto alla Panigale V4S, non pensavo che queste caratteristiche avrebbero influito così chiaramente anche sulla generale facilità di guida.
In particolare, sono impressionato dalla naturalezza con cui la moto mi consente di ottenere esattamente le traiettorie che ho intenzione di farle seguire, anche se magari sono appena arrivato un po’ lungo o ho sbagliato una marcia nell’approccio a una curva. E poi, anche se ne ho già fatto cenno, lasciatemi sottolineare ulteriormente il discorso freni.
A forza di insistere per vedere quanto in là riesco a spingermi, a un certo punto alla staccata della Quercia arrivo a provare una sensazione che non avevo mai sperimentato prima, quantomeno non in questi termini: la potenza decelerante è tale che mi sento come se qualcuno mi stesse spingendo tutto il sangue che ho in corpo dentro la faccia. Avete presente un pesce palla quando si gonfia? Ecco, probabilmente dentro al casco sto facendo una scena simile, con le vene che mi pulsano sulle tempie e gli occhi che mi sembrano lì per uscirmi dalle orbite da un momento all’altro. Il tutto, con la Panigale V4 SP2 sempre perfettamente composta e in linea, nonostante i miei tentativi scriteriati di farla anche solo vagamente innervosire.
Violenza controllata
Altro appunto che mi sono segnato della SP2 è che, sempre grazie ai cerchi alleggeriti, a parità di motore, all’uscita da certe curve sembra accelerare più “libera” e pronta nel salire di giri rispetto alla V4S. Ma in realtà, se parliamo di propulsore, per una volta lasciatemi dire che non è tanto la sua potenza a impressionarmi, quanto l’efficacia del pacchetto nello scaricarla a terra. Oh, intendiamoci: il V4 Ducati è un fottuto missile – come potrebbe non esserlo con 215cv dichiarati e prove al banco sempre oltre i 200cv alla ruota?
Ma grazie al perfetto bilanciamento dell’elettronica, non è uno di quei motori da maxi che, prima di consentirti di andare forte, vi sconvolgono con la loro follia prestazionale, richiedendo dunque una curva di apprendimento (e un manico) di livello superiore prima di poterci entrare davvero in confidenza. La sensazione, in sella, è che il Desmosedici Stradale, in questa nuova configurazione e nei Power Mode suggeriti da Ducati per ottenere il massimo delle prestazioni in pista, non sia interessato a disarticolarvi le braccia sempre e comunque – come fanno ad esempio i motori della BMW S1000RR e dell’ultima Aprilia RSV4 Factory.
Certo, se volete la violenza dura e pura, avete sempre a disposizione il Power Mode “Full” che risponde al gas con un rapporto 1:1, senza filtri e senza quel controllo dell’erogazione operato dall’elettronica che, alla fine, rende davvero sfruttabile la potenza in ballo. E se è vero che nei riding mode più “sensati”, la sensazione a tratti sia di un motore meno “folle” di quello delle due avversarie citate, i tempi sul giro e, soprattutto, la facilità nell’ottenerli, parlano chiaro. A favore della SP2.
Alla fine della prova, quindi, com’è la Ducati Panigale V4 SP2?
Mentirei se dicessi che alla fine della giornata non sia ridotto a uno straccio. Ho le spalle indolenzite, le braccia tremanti e le gambe molli – ma sono stanco fisicamente, non mentalmente. Sì perché la Panigale V4 SP2 mi ha impegnato con la violenza delle sue staccate, con la sua velocità nel curvare e nel cambiare direzione, ma allo stesso tempo mi ha fatto sentire sempre così pienamente in controllo da permettermi di completare turni a Misano da 20 minuti ciascuno, senza dover rientrare in anticipo con la lingua sul serbatoio, gli occhi sbarrati e una sensazione di sollievo che ormai mi capita non di rado su una maxi da oltre 200 cavalli.
A questo punto, dagli sperticati elogi che le ho rivolto fino a qui, avrete capito che la Panigale V4 SP2, per quanto mi riguarda, è una moto fenomenale e, lo ribadisco, la migliore sportiva di serie che abbia mai provato.
Un difetto?
Ma la domanda è: vale tutti soldi che costa? E, dettaglio non da poco, vale i 9.000 euro in più rispetto alla V4S? Beh, fosse per me, li varrebbe già solo per la bellezza della livrea, per i particolari in carbonio, per la frizione a secco che tintinna, per il senso di esclusività… E, in generale, non c’è dubbio che la SP2 sia una moto migliore rispetto alla V4S, in particolare perché ha limiti più ampi e, banalmente, è più facile da far andare forte.
Se proprio dovessi fare un appunto, potrei dire che la differenza rispetto alla V4S, nella guida in pista, è meno abissale rispetto a quella che avevo riscontrato il mese scorso tra la Streetfighter V4S e la SP – ma in quel caso, tra una moto e l’altra, cambiavano anche le sospensioni, che sulla SP erano per l’appunto quelle della Panigale. Ma questi sono solo dettagli. Dunque, che farei se avessi 40.000 euro che mi avanzano? Non ci penserei un attimo. Una SP2 sarebbe già nel mio garage.