Il nostro Angelo ha provato il nuovo casco integrale Arai in un’apposita presentazione stampa organizzata da Ber Racing Europe, il distributore esclusivo per l’Italia del marchio giapponese
Testo: Angelo Acosta
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Il Profile V è probabilmente la novità 2019 più importante per Arai, che con questo casco va ad allargare la propria gamma di integrali sportivi verso il basso. Si tratta di fatto del nuovo “entry level” del costruttore giapponese, anche se definirlo così è certamente riduttivo rispetto ai contenuti tecnici che racchiude. Cosa ancor più evidente dopo averlo provato in sella per un’intera mattinata, ma andiamo per ordine.
Costruito come i top di gamma
Come ogni altro Arai, anche questo nuovo Profile V è costruito a mano in Giappone, seguendo gli stessi canoni costruttivi e la stessa attenzione alla sicurezza riservati al top di gamma RX-7V. Proprio da quest’ultimo punto di vista va sottolineato come i caschi Arai siano non solo omologati ECE e DOT, ma anche testati per superare i requisiti della ben più severa certificazione SNELL. Senza contare che le prove d’impatto vengono svolte a velocità superiori rispetto ai 27km/h previsti dalla normativa europea.
Questi accorgimenti sono da sempre motivo di orgoglio per Arai, anche se, va detto, comportano qualche sacrificio in termini di leggerezza. In compenso il peso è uguale per tutti i caschi Arai venduti nel mondo, a testimonianza di come il marchio si concentri sulla protezione ben prima che sul risparmiare qualche grammo per determinati mercati.
Il Profile-V viene presentato come il “casco per tutti”: un integrale posto alla base della gamma sportiva, ma con contenuti tecnologici al livello di altri modelli più costosi come Chaser X e Renegade V. L’obiettivo dichiarato è quello di portare un numero sempre maggiore di motociclisti nel mondo Arai, grazie a un prezzo che, seppur non popolare, si posiziona più vicino alla media dei caschi con dotazioni simili. Nello specifico si parte dai 479 euro per le versioni monocolore, per arrivare ai 589 delle versioni con grafica.
Tecnica di livello
Addentrandoci nelle specifiche tecniche del Profile V, troviamo innanzitutto una calotta esterna in fibra di vetro, realizzata incrociando a mano diversi strati per ottenere la rigidità ottimale. A questa contribuisce anche la “Peripheralbelt”, una fascia d’irrigidimento che passa sopra la visiera e contribuisce sia alla robustezza della struttura, sia a garantire la massima resistenza in caso di impatti frontali.
La forma rotonda del casco non è una novità, bensì un tratto distintivo di ogni casco Arai. Non si tratta però di un vezzo di design, poiché è studiata per aumentare la dispersione dell’energia in caso d’impatto. Non solo: all’esterno della calotta non ci sono deflettori aerodinamici fissati meccanicamente, in modo tale da evitare momenti torcenti nelle cadute.
La calotta interna in EPS del Profile V è altrettanto avanzata, con densità differenziate all’interno di un unico pezzo: una tecnologia esclusiva Arai rivolta al miglior assorbimento degli urti.
Dal punto di vista del comfort va sottolineato innanzitutto un aumento del diametro di calzata rispetto agli altri modelli Arai, che permette di indossare più facilmente il casco. Gli interni, poi, sono rimovibili, lavabili e personalizzabili con diversi spessori.
Completa il quadro una grande attenzione alla ventilazione, con un totale di ben 11 aperture: 5 prese d’aria anteriori (comprese le due sulla visiera) e ben 6 estrattori distribuiti su tutta la parte posteriore.
Arai Profile V: alla prova dei fatti
Dopo averlo analizzato nel dettaglio, è giunto il momento di infilare in testa l’Arai Profile V per metterlo alla prova per una mattinata in sella tra città, statali e qualche piega in sella a una Triumph Speed Triple RS. Immediatamente noto come mettersi il casco sia effettivamente più semplice rispetto alla tradizione Arai, elemento da non sottovalutare per un integrale dedicato anche all’uso di tutti i giorni.
Appena partiti ci immettiamo su una strada a scorrimento veloce, e la prima cosa che mi colpisce è la rumorosità sensibilmente inferiore rispetto a qualsiasi altro casco del produttore giapponese che mi sia capitato di provare in passato. I tecnici ci hanno raccontato del lavoro approfondito svolto sull’aerodinamica della parte frontale del casco, in particolare della mentoniera, per ottenere questo risultato, ma devo ammettere che prima di provarlo ero scettico.
Dopo circa un’ora e mezza di guida mi è capitato di avvertire un fastidio nella zona delle tempie, e qui è entrata in gioco la possibilità di regolazione degli interni. Una volta segnalato il problema ai tecnici di BER Racing, infatti, mi hanno mostrato come aumentare la superficie di appoggio sulla testa con un intervento da pochi minuti, per poi invitarmi a rimettere lo stesso casco. Il risultato? Di quel fastidio non c’è più stata traccia fino alla fine della prova.
Il peso si sente?
Per quanto riguarda i meccanismi, tutto funziona con un netto e rassicurante “click”, senza problemi dati dalla ridotta sensibilità con i guanti. L’unico elemento a richiedere di farci un po’ la mano è la leva di apertura della visiera. È facile da individuare grazie alle dimensioni e all’invito sulla calotta, ma il funzionamento non è immediato da padroneggiare.
Una singola pressione verso l’alto della leva nera imposta la posizione antiappannamento, mentre per aprire del tutto la visiera bisogna sollevarla tramite dalla sporgenza, allo stesso tempo spingendola leggermente verso l’esterno per farla staccare dal meccanismo di blocco. Insomma, basta farlo qualche volta per imparare il giochino, ma ci sono sistemi di blocco più semplici.
Infine bisogna parlare del peso del casco, spesso motivo di discussione tra smanettoni e non. Questo Profile V pesa 1.500g per la taglia M. Sono 80 grammi in meno del suo predecessore, ma comunque più della media dei concorrenti. Questa massa extra si sente? A dirla tutta, no. O perlomeno, una volta in testa si fa molto meno percepibile rispetto a quando si ha il casco tra le mani, grazie alla calzata precisa e al baricentro del casco ben calibrato. Una valutazione valida tanto nei primi minuti, quanto al termine di una mattinata in sella.
Quindi, com’è?
Non c’è dubbio che la qualità e la cura costruttiva tipica dei modelli Arai top di gamma sia rimasta intatta anche in questo nuovo modello d’accesso: basta prendere in mano il Profile V per rendersene conto. E lo stesso vale per il senso di sicurezza che si prova indossandolo: non è tanto una questione di test e omologazioni, quanto di sensazioni, difficili da spiegare a parole, un po’ come il feeling all’avantreno di una moto da sparo.
A conti fatti questo nuovo Arai mi è piaciuto e credo possa essere perfetto per chi ha sempre guardato con interesse al marchio giapponese, ma ne è rimasto sempre lontano per via dei prezzi elevati.