Vorreste una moto unica ed esotica, ma vi mancano un po’ di zeri nel budget? Se non volete considerare l’ipotesi di vendere un rene, in questo articolo trovate i nostri consigli su cosa cercare per arricchire il vostro garage con delle vere e proprie moto da collezione.
Testo: Redazione SBI Foto: Archivio SBI
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Ve lo diciamo subito: se puntate a qualcosa di simile a una Bimota Vdue, o anche solo a una Ducati R o SP, difficilmente troverete “vecchie” moto esotiche disponibili a prezzi decenti. Ma se guardate negli annunci, ci sono pile di altre moto sexy degli ultimi vent’anni che, per un motivo o per un altro, sono diventate delle modern classic. E questo dà senso al fatto di volerne una, anche solo per il gusto di possedere un mezzo raro e mitico.
Ci sono ovviamente degli svantaggi. Parlando di modelli non molto diffusi, in caso di problemi i ricambi potrebbero essere complicati da reperire. Le prestazioni dei motori e le ciclistiche poi potrebbero essere deludenti rispetto a quelle di qualsiasi moto moderna. Ma scegliendo con saggezza si possono raggiungere livelli unici di classe, tradizione e stile; tutto questo per circa gli stessi soldi di una media naked dei nostri giorni. E c’è anche da considerare che mezzi come questi, con molta probabilità manterranno il valore nel corso degli anni, rendendo il tutto più sensato anche nell’ottica dell’investimento. Che dite, vi abbiamo convinti? Se la risposta è sì, eccovi i nostri consigli per trovare delle moto da collezione a prezzi accessibili.
Prelibatezze giapponesi
Se parliamo di moto esotiche dal Giappone, è praticamente obbligatorio riferirsi alle “Homologation Special” per il Mondiale Superbike prodotte tra gli anni 90 e gli inizi dei 2000. È vero, alcuni modelli sono diventati inarrivabili in termini di valore e rarità (pensate alle Honda RC45 o alle Yamaha R7). Tuttavia, ce ne sono altri che seppur non facili da trovare – considerando la tiratura spesso limitata – possono riservare grandi soddisfazioni; nel caso in cui abbiate voglia e tempo, sarà necessario battere a tappeto i siti di annunci a livello europeo.
Le moto come la Suzuki GSX-R750R del 1989 sono rare, ma per qualche motivo non sono mai salite di quotazione come forse avrebbero meritato; con un po’ di fortuna potreste fare bingo! Stesso discorso per la Yamaha YZF-750 SP e la spettacolare Kawasaki ZX-7RR, che a nostro parere rimane una delle più brillanti rappresentanti di quell’epoca d’oro.
Honda VTR SP: progettata per vincere in Superbike
Passando a moto un po’ meno rare, invece, la nostra scelta si orienterebbe sulle Honda VTR SP-1/2. Esatto, proprio le bicilindriche che consentirono alla Casa di Tokyo di togliere a Ducati lo scettro del Mondiale SBK. Le ragioni per cui questa sportiva, seppur prodotta in grande serie, può entrare a far parte delle star esotiche? Beh, senza dubbio per la linea, tuttora nettamente diversa da quella di qualsiasi altra race replica.
Ma a parte questo, le VTR SP rappresentano un vero e proprio strappo alla regola per Honda: la Casa alata mai prima e mai dopo ha più prodotto sportive da pista spinte da motori V2. Questa moto era infatti nata con un unico scopo: sfruttare a proprio favore i regolamenti del Mondiale SBK (che consentivano alle bicilindriche la cilindrata piena, relegando le 4 in linea al limite dei 750cc) per battere le dominatrici Ducati. Una volta raggiunto lo scopo, ovvero dimostrare che col vantaggio di cubatura del V2, anche Honda avrebbe vinto il Mondiale, la Casa giapponese chiuse definitivamente il progetto, tornando a concentrarsi sulla Fireblade non appena la FIM consentì la cilindrata piena in SBK anche alle plurifrazionate.
Un discorso simile alla VTR si potrebbe fare anche per la Suzuki TL1000R, senonché la supersportiva bicilindrica di Hamamatsu alla fine non ha mai corso. Inoltre, in tutta sincerità, non aveva né il fascino né le qualità di guida della Honda. Ecco perché, pur rarissima ed elevata al ruolo di leggenda dai fan Suzuki, la TL non è così appetibile.
L’altra cosa positiva delle VTR SP è che hanno venduto bene, quindi non sono impossibili da trovare nel mercato dell’usato. Per le quotazioni dipende dallo stato di conservazione: andiamo dai 6 ai 12.000 euro. Ma consideratelo un ottimo investimento: gli esemplari in buone condizioni sono destinati a rivalutarsi nel tempo.
Missili in miniatura
L’altra strada verso l’esotismo in salsa giapponese a prezzi accessibili è data dalle baby sportive di importazione parallela che entrarono in Europa negli anni 90. I quattro grandi marchi fabbricarono tutti delle versioni 4 cilindri 400cc (o 250cc a due tempi) delle loro supersportive dell’epoca. La finalità era venire incontro alle particolari limitazioni sulle patenti che vigevano in Giappone. Nate per soddisfare esclusivamente il mercato locale, queste pepatissime sportivette dal peso contenuto, divennero in breve piuttosto richieste anche in occidente. La maggior parte non venne commercializzata ufficialmente in Europa, ma importatori indipendenti, fiutando l’affare, ne riempirono container e le fecero arrivare fino da noi. Il risultato è che molte sono ancora in giro.
Il motivo per cui le abbiamo inserite all’interno della nostra lista di consigli in quanto a moto esotiche da collezione sono le caratteristiche di guida; praticamente introvabili in qualsiasi sportiva moderna. Mentre infatti le attuali 3-400cc sono quasi tutte mono o bicilindriche, con potenze che, per i limiti delle patenti A2, non possono superare i 48cv, queste erano quasi tutte quadricilindriche molto spinte, capaci di raggiungere regimi elevatissimi e superare tranquillamente i 60cv di potenza massima. Insomma, delle vere e proprie race replica in miniatura.
Su quali vale la pena orientarsi? Eviteremmo le 2T (come la Suzuki RGV250) perché sono care e piuttosto deludenti se guidate oggi. Altre moto come la Kawa ZXR400, la Yamaha FZR400R o la più rara Honda VFR400 possono essere una scelta interessante. Sono ancora belle e uniche, sono abbastanza affidabili e hanno telai e specifiche decenti.
Stalloni italiani
Per molti “sportiva italiana anni 90” è già di per sé sinonimo di moto esotica, ma è comunque meglio sapere cosa si cerca. MV Agusta è uno dei primi marchi che vengono in mente, e al momento la “leggenda economica” più conveniente è la prima Brutale, l’originale 4 cilindri 750cc. Oggi la potete comprare con cifre sotto i 4.000 euro, e rappresenta pur sempre un oggetto unico e con specifiche di tutto rispetto.
Se però avete un paio di migliaia di euro in più di budget, noi punteremmo dritti alla prima F4 750, che infatti ha già cominciato a rivalutarsi. Oppure, se proprio volete strafare, alla leggendaria 1078 312RR. Per quest’ultima i proprietari chiedono cifre dai 9.000 euro in su, ma oltre ad essere una moto da collezione, destinata quindi a guadagnare valore nel tempo, rimane una sportiva cazzuta come poche. 180cv, zero elettronica, telaio e sospensioni rigidi come su una MotoGP, il tutto rivestito nel glorioso design Tamburini. Avete le palle abbastanza grosse per una moto così?
Bimota alternative
Se avete oltre 40 anni, vi verrà un tuffo al cuore al ricordo di che razza di moto faceva Bimota negli anni 90. Molti le considerano tuttora l’essenza stessa dell’esotismo italiano. Costruite a Rimini in numero esiguo, secondo il leitmotiv “potenti motori giapponesi inseriti in splendidi telai italiani”, erano un vero colpo di genio in un’epoca in cui le ciclistiche delle jap non erano quasi mai all’altezza delle straordinarie prestazioni dei loro motori.
Potessimo scegliere, noi probabilmente punteremmo alla SB6R: un motore GSX-R1100 incastonato in un lussureggiante telaio a doppio trave con sovrastrutture in carbonio e sospensioni Paioli. È molto rara, ma in giro per l’Europa se ne trovano esemplari in buono stato per circa 8.000 euro – un vero affare oggigiorno. Se avete un po’ più budget (oltre i 10.000 euro) c’è anche la SB8R; famosa, tra l’altro, per aver vinto una gara in SBK con Anthony Gobert (a Phillip Island nel 2000). Ha il solito massiccio telaio Bimota, con un’enorme forcella Paioli, pinze Brembo e un forcellone da opera d’arte. Il propulsore, invece, è il bicilindrico della Suzuki TL1000R, adattato con enormi corpi farfallati, prese d’aria giganti e uno scarico su misura. Costa tanto, ma è un ottimo investimento: l’unica Homologation Special della storia Bimota e l’unico V2 Suzuki ad aver vinto in SBK.
Pensiero laterale
Il marchio Benelli è stato rilanciato all’inizio degli anni 2000 con una naked e una sportiva davvero uniche nel loro genere. Entrambe spinte da un inedito tre cilindri da 900cc. Inutile dire che quelle due moto, la supersportiva Tornado (che corse anche nel mondiale SBK) e la nuda TnT, sono state in grado di lasciare il segno nella lista dei mezzi a due ruote da ricordare.
In realtà il fatto che Benelli sia andata avanti a produrre la TnT anche in tempi più recenti ha un po’ annacquato la sua aura di rarità ed esoticità. Per questo motivo, il nostro obiettivo qui è la Tornado. Progettata dal designer britannico Adrian Morton, come caratteristica distintiva aveva il radiatore posizionato sotto alla sella del pilota, con due appariscenti ventole gialle di raffreddamento sul retro. Il motore era piuttosto ruvido nella prima incarnazione, ma è migliorato nel corso degli anni, soprattutto con l’aumento di cilindrata a 1.130cc. La ciclistica era molto valida per l’epoca, la componentistica di prim’ordine e la Tornado si guidava piuttosto bene, seppure seguisse il trend delle italiane di quel periodo, che prevedevano telai e sospensioni rigidissimi.
Oggi negli annunci si trovano esemplari di Tornado per prezzi che vanno dai 3 ai 4.500 euro, a seconda dello stato del mezzo. Cifre davvero allettanti per una moto così unica. Uniche avvertenze: i ricambi non sono per nulla facili da reperire (brutta notizia, considerando anche la non eccelsa affidabilità delle Tornado) e, non si sa per quale motivo, le Tornado non sembrano interessare molto i collezionisti. Quindi, al momento, non si prevedono grandi rivalutazioni.
Consigli per moto da collezione accessibili: Ducati = scelta scontata?
A essere onesti, le Ducati anni 90 sono un po’ una causa persa quando si tratta di moto esotiche di alto valore. Sono ancora considerate le “Ferrari a due ruote” nella mente della maggior parte degli investitori; i prezzi sono quindi tenuti alti da persone che non sanno molto di moto e puntano più che altro a speculare. La famiglia 916 è generalmente troppo cara ora, come circa tutte versioni R dei modelli successivi, ma una 748 in tiratura limitata (SP o R) potrebbe essere una buona scelta casomai ne trovaste una a prezzi interessanti (sotto i 10.000 euro).
Se proprio volete una Ducati, a questo punto, il nostro suggerimento è prendere in considerazione un’alternativa che vi può dare altrettante soddisfazioni in termini di guida, sportività ed esoticità del mezzo. Ci riferiamo alla sterminata flotta Monster (cliccate qui se siete interessati a scoprire tutte le innovazioni del rivoluzionario modello 2021): è così ampia e profonda da nascondere vere e proprie gemme. Le care, vecchie S4, S4R e S4RS Testastretta hanno basi Superbike, con motori 916 e 996, Brembo e Öhlins, e altri dettagli di prim’ordine sparsi in giro. Gli spettacolari forcelloni monobraccio aumentano il glamour e in più parliamo di moto ancora molto in forma e divertenti da guidare. In linea di massima le Monster S4 non sono così rare come altre moto di questa nostra carrellata; i prezzi, quindi, oscillano molto a seconda dello stato di conservazione. Partiamo dai 3.000 euro per le prime S4, per arrivare ai 7.000 delle più recenti (e potenti) S4RS.
E le Aprilia?
Fino a qui abbiamo evitato le Aprilia, perché essendo il più “giapponese” dei marchi italiani, la Casa di Noale non annovera molti esempi di moto diventate così esotiche al giorno d’oggi. Detto questo, qualcosa di interessante si può sicuramente trovare. Ad esempio, le prime RSV bicilindriche, magari in versione “R” o Factory, che si guidano ancora molto bene grazie alla componentistica di livello eccelso. Inoltre, costano relativamente poco (sotto i 5.000 euro) se confrontate con le coetanee Ducati R. La vera rarità, semmai, è la RSV Mille SP, una “Homologation Special” con uno speciale motore a corsa corta per il Mondiale SBK. Purtroppo, parliamo di una produzione a tiratura limitatissima, e i pochi esemplari ancora in circolazione hanno un prezzo elevato.
Nel caso delle Aprilia, come per le Benelli, non abbiamo mai assistito a ricerche spasmodiche da parte dei collezionisti. Motivo per cui vi conviene considerarle più che altro se avete intenzione di mettervi in garage una sportiva ancora oggi bella da ammirare e da guidare. Ma non fateci molto affidamento se le vostre intenzioni sono anche quelle di investire i vostri soldi nella speranza di future rivalutazioni.