Per rimuovere l’impianto di scarico di una moto moderna non sono necessari sforzi imponenti, né serve svitare un gran numero di dadi e bulloni. Ciononostante, per completare questo tipo di lavoro ci vorranno almeno un paio d’ore. Il vero problema, sulle moto sportive di oggi, sta perlopiù nel riuscire ad arrivare all’impianto stesso.
Cambiare il solo terminale richiede poco tempo, perché è quasi sempre molto esposto. Arrivare a staccare i collettori dalla testata, invece, implica la rimozione dei pannelli della carena, lo spostamento del radiatore ed infine lo svitare una lunga sequenza di diversi tipi di viti, dadi e bulloni; che sono stati regolarmente scaldati e raffreddati, e che quindi saranno grippati o fortemente induriti, ma pur sempre duri da allentare.
In queste situazioni l’impiego di attrezzi giusti e di qualità è davvero essenziale, segnando il confine tra un lavoro terminato con successo ed un incubo senza via di uscita. Avere a disposizione solo un paio di chiavi universali e di pinze, è il metodo migliore per… non iniziare nemmeno il lavoro. Ci sarebbe la certezza di rovinare tutte le teste della bulloneria. Per lavorare al meglio (e lasciare tutto nel migliore stato possibile) serve almeno un set di chiavi a testa chiusa. Grazie a queste, è possibile applicare la forza su tutte e sei le facce della testa, e quindi correre meno rischi di spanare gli spigoli dei bulloni.
Visto che poi ci si troverà quasi sicuramente ad operare in spazi angusti, sarebbe perfetto avere a disposizione un set di bussole – idealmente a testa esagonale, ma anche le bi-esagonali o quelle a 12 spigoli vanno bene. Assieme ad una barra di estensione da 6” ed una chiave a cricchetto, dovrebbe esserci tutto quello che serve per raggiungere anche la bulloneria più nascosta.
L’ultima raccomandazione è quella di avere ben chiaro un piano di lavoro. Se la moto deve essere assolutamente pronta per l’uscita in pista del prossimo weekend, per esempio, assicuratevi di avere a portata di mano tutto quello che vi serve, prima di cominciare.
1. Accesso libero
Se la moto è una naked, non ce ne sarà bisogno, ma per la maggior parte delle persone il primo passo da fare è quello di togliere i pannelli inferiori della carena. Una buona idea è quella di metterli subito da qualche parte dove non diano fastidio, o di appenderli ad una parete: manovrando delle grosse parti di metallo, platica o vetroresina, c’è sempre il rischio di graffiare qualcosa.
Nel frattempo, attrezzi alla mano, controllare anche se serve rimuovere qualche porzione di codone (sella, sottocoda o pedane posteriori). Molti costruttori alloggiano il servomotore che comanda la valvola dello scarico sotto la sella o il serbatoio. In tal caso, rimuovere quanto necessario per arrivare almeno al motorino ed ai cablaggi che ne escono.
Fatto questo, bisogna passare ai collettori. Di solito sono vincolati alla testata tramite due bulloni, serrati sopra due prigionieri per ciascuna luce di scarico. Prima di arrivarci, però, sulla maggior parte delle moto raffreddate a liquido sarà necessario spostare il radiatore; piuttosto che rimuoverlo completamente, molto spesso è infatti possibile ruotarlo semplicemente in fuori o in dentro, allentando solo un paio di dadi.
Non rimuovere il radiatore, inoltre, permette di evitare di svuotare e poi riempire tutto il circuito dell’impianto di raffreddamento.
Una nota di cautela: mentre ci si lavora sopra, fare molta attenzione a non danneggiare le delicate alette del radiatore spostandolo accidentalmente verso qualche spigolo vivo, che in questa zona della moto di certo non manca.
2. Provare a separare le sezioni
Mentre lo scarico è ancora tenuto in sede, se possibile staccare i cablaggi che arrivano alle valvole dello scarico. Di solito, a ciascuna estremità del cavo ci saranno un dado e controdado; basta allentarli per garantirsi quel poco di escursione in più per staccare il cablaggio. Allo stesso tempo, controllare se l’impianto monta anche una sonda lambda. Se è presente, va staccata dall’impianto elettrico della moto, e a meno che lo si voglia usare sull’impianto nuovo, si può lasciare in sede il sensore.
Ora arriva il momento di cominciare ad allentare i bulloni di ritenzione dell’impianto. Questo, di norma, è costituito da diverse sezioni unite tra di loro, ed è quindi molto meglio staccarle dalla moto una per volta.
Cominciare dal terminale, facendo attenzione a non perdere le eventuali rondelle e distanziali che vi possano servire per il nuovo impianto. Dopodiché, si passa alla sezione intermedia, che sta sotto alla coppa del motore. Su un sistema di primo equipaggiamento, le guarnizioni usate per sigillare le giunture tra le varie sezioni, molto probabilmente continueranno a tenerle unite anche dopo aver rimosso bulloni e fascette di ritenzione. Di solito, per staccarle, basta una piccola trazione, ma su moto più vecchie potrebbe volerci un po’ più di sforzo o una torsione più o meno intensa.
I collettori della testata sono l’ultimo elemento da rimuovere. Non c’è un ordine preciso con cui procedere, ma è meglio allentare tutti i dadi prima di iniziare a rimuovere il primo collettore, in caso qualcosa vada storto. Attenzione, perché questa bulloneria è stata quotidianamente esposta a cicli molto aggressivi di riscaldamento e raffreddamento, oltre che agli elementi; quindi, è molto probabile che qualche dado sia grippato nella filettatura.
In questo caso è molto meglio dare una spruzzata preventiva di spray sbloccante, e poi operare sul bullone con una serie di brevi e rapidi colpetti, piuttosto che una trazione prolungata e costante. Se la bulloneria è molto dura da svitare e non è in buone condizioni superficiali, va pulita prima con una spazzola metallica, poi irrorata di spray sbloccante che dovrà essere lasciato agire almeno per una notte. Se il giorno dopo non si sarà ancora allentata, si tenta di sbloccarla riscaldando il dado, ma non il prigioniero.
Il caso peggiore prevede la tranciatura del prigioniero. Anche se è una complicazione importante, non è comunque un evento disastroso. Molto probabilmente, però, ci sarà bisogno di far estrarre il prigioniero da un’officina. Ovviamente, prima di trasportare la moto dal meccanico, vale la pena di togliere tutto quanto resta dell’impianto di scarico.
3. Scarico completo: come montare il nuovo impianto
Una volta capito come vanno unite le sezioni del nuovo impianto, arriva il momento di montarlo sulla moto.
Se si tratta di un impianto racing, i collettori saranno trattenuti in sede da una serie di mollette agganciate a dei collarini. In questo caso, avvitare sempre quanto più possibile i collarini e poi cercare di montare le molle prima di farci scivolare dentro i collettori.
Se i collarini sono del tipo che tirano i tubi dei collettori dentro alla testata, evitare di serrarli troppo stretti, in modo da lasciare un po’ di gioco, per facilitare il montaggio di tutto il resto dell’impianto.
Solo quando tutto l’impianto sarà in sede, verrà il momento di cominciare a stringere la bulloneria e di attaccare le molle di ritenzione delle sezioni. A questo punto è molto utile avere a portata di mano un attrezzo molto specifico: il tiramolle.
Si tratta di un uncino metallico che serve solo per questo particolare compito e che è utilissimo per evitare di farsi male o danneggiare qualche parte nel tentativo di tendere una molla. In caso non si abbia a disposizione un tiramolle (ma si sarebbe dovuto procurarlo prima di iniziare il lavoro) si può fabbricarne uno artigianale con una gruccia metallica.
Esistono alcune alternative per compensare la mancanza di un tiramolle, va bene anche il mazzo delle chiavi di casa. Agganciando l’anello portachiavi attorno al gancio della molla, e tirando usando il corpo della chiave (meglio una lunga di quelle a doppia mappa). Anche se l’anello si incastrasse dietro la molla, si potrebbe liberarlo come quando si tolgono le chiavi dall’anello stesso.
Per quanto riguarda l’impiego di un agente sigillante per le varie sezioni, è meglio evitarlo, se non richiesto dalle istruzioni di montaggio, soprattutto se la sonda lambda è da utilizzare.
Se davvero vi si deve ricorrere, è importane evitare di rimontare la sonda nello scarico finché questo non sarà stato scaldato a dovere, in modo da far “cuocere” il sigillante: la sonda lambda, infatti, si danneggia facilmente con le particelle volatili di sigillante.
4. Serrare e rodare lo scarico completo
Una volta ricomposto e pre-assemblato l’impianto, lo attaccate solidamente alla moto. Cominciare a serrare la bulloneria dai collettori e proseguire verso il silenziatore. Se l’impianto è di tipo racing, con i collettori connessi ai collarini da molle, serrate prima i collarini, e poi montate le molle.
5. Serve rimappare la centralina?
Quando si cambia solo il silenziatore, in linea di massima si può evitare di far rimappare la centralina o di installarne una aggiuntiva; ma quando si monta un impianto completo è un’operazione inevitabile e indispensabile; soprattutto se si passa da un impianto stradale a uno da pista. Non si tratta solo di ottenere il massimo delle prestazioni, ma anche di preservare l’affidabilità del motore.
Bisognerà far controllare la carburazione a un tecnico esperto, che con l’aiuto di un banco dinamometrico potrà impostare la nuova mappatura e regolarla alla perfezione. In questo modo il rendimento del motore sarà ottimale.