40 anni compiuti quest’anno, una carriera ai vertici del Motomondiale da oltre 20, 9 titoli iridati in bacheca e una celebrità che si estende ben oltre l’universo delle corse: non esiste praticamente nessuno sulla faccia della terra che non sappia chi è Valentino Rossi. Lo abbiamo incontrato per quattro chiacchiere a ruota libera…

Testo: Angelo Acosta Foto: Monster Energy Media

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È un fatto curioso, per certi versi inspiegabile, eppure Valentino Rossi, come diverse grandi star a livello mondiale, è un personaggio che suscita nella gente sentimenti opposti. C’è chi lo ama a livello di pura idolatria e chi, letteralmente, non lo può vedere. Pensatela come volete, quello che non si può negare è che Valentino sia oggettivamente un pezzo importantissimo della storia del motociclismo, oltre che un pilota capace negli anni di spingere la propria popolarità ben oltre i confini del mondo delle due ruote. Un talento cristallino in pista che ha segnato un’intera era del Motomondiale e che ancora oggi, con una carriera da record alle spalle per longevità oltre che per traguardi raggiunti, lotta ai massimi livelli e fa parlare di sé come nessun altro.

Ed è proprio la sua capacità di essere sempre protagonista, anche fuori dalle piste, ad averlo reso un idolo per molti e… un personaggio un po’ troppo ingombrante per altri. Di sicuro, comunque, nessun altro pilota può vantare le sue abilità da comunicatore, che si tratti di parlare in televisione o, come in questo caso, di sedersi a rispondere a qualche domanda con un giornalista mai visto né conosciuto prima.

Semplicemente, Valentino arriva sorridente e rilassato, stringe la mano a tutti e si mette completamente a nostra disposizione, facendo sentire a proprio agio chiunque abbia di fronte. Non nego di essere un po’ emozionato – per non dire in soggezione – di fronte a questa leggenda ambulante. Eppure c’è qualcosa di rassicurante nel modo in cui si siede al nostro tavolino per le interviste, vestito con la maglietta Yamaha Racing ufficiale e il cappellino Monster Energy d’ordinanza. Dopo aver rotto il ghiaccio con un paio di battute, dà l’ok per cominciare con le domande. Bene, bando alle ciance e partiamo.

Con una carriera così lunga e vittoriosa, cos’è che ancora fa desiderare a Valentino Rossi di andare avanti, di ottenere di più e che lo fa restare motivato e concentrato?

“Io amo correre, amo l’adrenalina che mi dà il weekend di gara e per me salire sulla mia Yamaha M1 è sempre stupendo. Una MotoGP è quanto di più veloce si possa guidare, un concentrato di tecnologia, elettronica, tecnica… ed è capace di regalarti emozioni incredibili. E poi mi diverto! Sì, direi che queste sono già ottime motivazioni per continuare a correre, rimanere concentrato e dare il meglio di me stesso!”

Ma cosa c’è di diverso in Valentino Rossi oggi rispetto a quando aveva 25 anni? Come sono cambiate gioie, paure e soddisfazioni? E cosa invece è rimasto esattamente lo stesso?

“Ciò che è rimasto uguale è il piacere di salire in moto. Mi diverto sempre allo stesso modo, provo le stesse emozioni, la stessa adrenalina di quando ho iniziato. In questo senso non è cambiato nulla. Ovviamente adesso sono cresciuto e maturato e quindi l’approccio alle gare è un po’ diverso, ma nemmeno così tanto. Di sicuro devo allenarmi molto di più rispetto a quando avevo 20 anni, anche perché è cambiato proprio il mestiere del pilota in questi anni. Oggi i piloti sono atleti incredibili e la preparazione fisica è diventata fondamentale. Prima non era così, potevi allenarti meno.”

“Il fatto è che sono le corse stesse a essere cambiate. Una volta gestivi la gara, c’era sempre un momento in cui ci si studiava, non si dava il 100% sempre, dal primo all’ultimo giro, e così spesso la lotta decisiva arrivava alla fine. Oggi invece si fanno tempi da record al primo giro e si tiene un passo incredibile per tutta la gara, tanto che se sbagli la partenza o trovi traffico, poi è difficilissimo riprendere chi è al comando. Quasi impossibile. Quindi non solo ti devi allenare di più per mantenere certi ritmi, ma devi anche essere molto più concentrato.”

“Per quanto mi riguarda ho solo dovuto cambiare qualche abitudine, ma non è stato troppo faticoso. Fare sport mi piace e cerco di allenarmi tanto stando in moto. È anche per questo che nei fine settimana in cui non sono impegnato con la MotoGP, sono al ranch coi ragazzi dell’Academy. È un bell’allenamento e mi ha aiutato tanto anche per la preparazione fisica alle gare. E soprattutto è divertente!”

C’è una gara o una vittoria in particolare che ricordi come qualcosa di davvero speciale?

Welcome 2004. Assolutamente. Quando sono passato da Honda a Yamaha. La Yamaha veniva da un momento difficile, mentre la Honda stava dominando. Vincere la prima gara con la Yamaha e poi il mondiale al primo anno è stato incredibile. Conservo tanti bei ricordi di quell’anno e di quella vittoria.”

Sappiamo che ti piacciono anche le quattro ruote, specialmente quelle da rally. Ma hai mai avuto la tentazione di correre fuoristrada anche in moto, magari nei più spettacolari dei rally come la Dakar o la Africa Eco Race?

Quando smetterò in MotoGP non mi vedo a continuare a fare gare su una moto, tanto meno in un altro campionato in pista. Per me la MotoGP è la massima espressione del motociclismo su pista e voglio concludere la mia carriera correndo ai massimi livelli. Invece penso proprio che mi dedicherò alle auto. E poi sì, ci sono tante gare affascinanti che mi piacerebbe fare, ma le valuterò sul serio quando deciderò di chiudere con la MotoGP: la Dakar è certamente tra quelle, ma non in moto: preferirei farla in macchina!”

Hai mai fatto un vero e proprio viaggio in moto? E se avessi un mese di tempo libero, dove andresti e con quale moto?

“Non ho mai fatto viaggi in moto, e a dire il vero non sono esattamente un amante dei lunghi viaggi in sella. Lontano dalle piste uso la moto al massimo per andare in giro vicino a casa mia, come per andare in spiaggia. Ma ancora più spesso, anche se questo potrà non piacere ai motociclisti duri e puri, uso il mio Tmax per spostarmi perché è molto, molto comodo.”

Ok, diciamo che come molti altri piloti non sei uno che gira spesso per strada in moto. Ma cos’è che ami dell’essere un pilota? E cos’è che ami di più delle moto?

“Non è una domanda facile, a cui dare una risposta secca. La realtà è che io sono sempre andato in moto e non saprei immaginare di fare altro. Se non facessi il pilota di moto sicuramente vorrei essere uno sportivo, un’atleta di qualche altro genere. Mi sono avvicinato alle moto praticamente appena nato: mio padre faceva il pilota e io andavo sempre con lui quando si allenava o alle gare. Mi piaceva tanto stare in mezzo ai motori e per questo Graziano [il papà di Valentino – ndr] mi ha messo prestissimo in sella a una minimoto o dietro il volante di un kart. Io volevo correre sempre, e così è andata: da quel momento non ho mai smesso!”

Durante i weekend di gara segui qualche consuetudine particolare per restare concentrato?

“Certo, è naturale, ma in realtà non si tratta di nulla di così speciale. Inizio già da quando preparo la valigia e tutto il resto il mercoledì sera, perché quando arrivi in pista devi già essere concentrato, pronto a saltare sulla moto e a dare il massimo senza distrazioni. Poi da lì si può solo crescere col livello di concentrazione, per arrivare al picco durante la gara la domenica. Personalmente non faccio nulla di strano: semplicemente cerco di stare con il team e di dimenticare tutto il resto, lasciando fuori la vita normale, quella che sta al di fuori dell’autodromo.”

C’è qualcosa che senti di dover ancora imparare?

“Non si finisce mai di imparare, davvero. In questi anni, per esempio, il modo di guidare le moto è cambiato tanto, soprattutto per via dell’elettronica che ha fatto sì che lo stile di guida più redditizio cambiasse molto. È un po’ come quando si è passati dalle 500 alle MotoGP: anche in quel caso ho dovuto cambiare il mio modo di guidare. E per farlo devi studiare, applicarti e metterti in discussione, così da capire dove migliorarti. Io l’ho sempre fatto e continuo a farlo ancora oggi.”

Quale suono è il migliore per te tra quello di un motore a 2 tempi e uno a 4 tempi? E dell’elettrico che ne pensi?

“Per me il suono dei 2 tempi è qualcosa di assolutamente speciale, ma mi piace tantissimo anche il rumore dei 4 tempi. Per quanto riguarda l’elettrico, diciamo che non ne sono entusiasta. Non mi piacciono né le moto, né le auto elettriche. Sarò tradizionale, ma per me il motorsport non è elettrico.”

Se avessi una macchina del tempo, in quale era del motorsport ti piacerebbe tornare e perché?

“Penso proprio che tornerei negli anni 70. È stato un periodo fighissimo, con l’intero mondo del motorsport che stava crescendo tantissimo. In quegli anni ci sono stati tanti piloti leggendari, così come moto e auto fantastiche. Ma soprattutto credo che tutto fosse più facile e più libero in un certo senso.”

In effetti per te la pressione dev’essere altissima… Intendo quella che arriva da ogni dove: dai tuoi collaboratori più stretti, dalla squadra, da Tavullia, dai tuoi fan e dal mondo delle gare in generale… Come fai a non cedere?

“Sono molto tranquillo in questo senso. Con tutte le persone che lavorano per me c’è un ottimo rapporto e si lavora bene insieme, e lo stesso vale in Yamaha. Siamo una squadra: si vince e si perde insieme. Per quanto riguarda i fan, ovviamente sono sempre contento quando ci sono persone che fanno il tifo per me e mi supportano. E poi a casa ho trovato un equilibrio, ho i miei luoghi dove andare per stare tranquillo… Sono sereno.”

Quando non devi affrontare una gara, com’è la tua mattinata ideale? Come si prepara Valentino Rossi per un nuovo giorno?

“Io non amo svegliarmi presto al mattino, perciò lo faccio solo per le gare. Quando sono a casa mi piace prendermi i miei tempi e poi organizzare la giornata per allenarmi e andare nella sede della VR46 per riunioni e altre questioni. Vado ogni giorno in palestra coi ragazzi dell’Academy e spesso ci alleniamo in moto: di solito al Ranch il sabato, ma anche in pista con le minimoto o coi kart. Diciamo che anche se non mi alzo presto, le mie giornate sono sempre molto piene.”

E quando in estate hai un po’ più di tempo per te come ti rilassi?

“Spesso rimango a casa: abito vicino al mare e sto molto bene lì. Poi ho un debole per Ibiza: non solo per l’isola in sé, ma anche perché ho molti amici che vanno lì in vacanza e nel complesso l’atmosfera che si crea mi piace molto.”

Se dovessi fare a meno di una tra queste due cose, sarebbero le tue classiche impennate nel giro d’onore o il tuo “rituale” pregara?

“Questa è difficile… ma penso che rinuncerei al rituale e alla scaramanzia prima della gara. Un’impennata dopo una vittoria o comunque dopo una buona gara è un modo grandioso per essere felici e per godersi il momento lasciando andare la tensione. Non potrei farne a meno!”