Giovane, italiano, faccia da bravo ragazzo, talento cristallino… Il campione del mondo Moto2 2018, Francesco “Pecco” Bagnaia, sembra avere tutte le carte in regola per diventare uno dei futuri piloti di spicco della MotoGP. L’abbiamo incontrato per una chiacchierata sulla sua ultima, trionfale stagione
di: Adam Wheeler – Foto: Monster Energy Media, Pramac Racing
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Francesco “Pecco” Bagnaia sembra avere tutto. 21 anni, torinese, faccia da bravo ragazzo, un talento emerso fin dai tempi della Moto3, un’attenzione maniacale in tutto quello che fa… E poi il sostegno del team italiano più in vista del circus, la forza della VR46 Academy, un campione come Rossi come tutor e ora un posto nel libro dei record delle competizioni motociclistiche.
Nel suo secondo anno in Moto2 Bagnaia ha vinto il titolo, succedendo all’amico Franco Morbidelli (trovate la nostra intervista a quest’altra promessa italiana cliccando qui) e guadagnandosi una sella in MotoGP per la stagione alle porte con il team Alma Pramac Ducati. Sono in tanti pronti a scommettere che il suo talento emergerà anche nella classe regina, ma per ora Pecco non sembra intenzionato a montarsi la testa o a farsi prendere troppo dall’entusiasmo. L’avevamo incontrato a Jerez nel 2017 e ci era sembrato un pilota determinato e con la testa sulle spalle, con tutte le carte in regola per lottare per il titolo Moto2 e farsi strada verso la MotoGP. Diciotto mesi dopo eccoci qua per un’intervista. Ora è campione del mondo, ma il suo atteggiamento non sembra per nulla cambiato: nei suoi occhi si leggono una gran determinazione a fare bene, iniziando magari con l’aggiudicarsi il premio di “Rookie of the Year” della stagione MotoGP 2019.
Valentino su Pecco
Nel 2017 Bagnaia era il nuovo arrivato in Moto2, dopo due vittorie e undici podi nel caos della Moto3. Le cose non erano andate male, considerando lo status di esordiente (quattro podi e il quinto posto finale nel campionato), ma non era comunque facile prevedere un 2018 così trionfale, con otto vittorie e altri quattro podi che gli hanno permesso di aggiudicarsi il titolo in anticipo rispetto all’ultima gara. Per la VR46 la vittoria di Pecco segna il secondo mondiale di fila, dopo quello di Morbidelli, e un riconoscimento al lavoro svolto dal programma diretto dal pilota più famoso del mondo.
Ironicamente, Bagnaia e Morbidelli hanno vinto i loro mondiali Moto2 con le stesse statistiche: otto vittorie e dodici podi. Pecco però evidenzia un carattere differente rispetto a quello di Franco. Sicuramente la serratissima lotta con Oliveira ha fatto sì che la sua strada per il titolo fosse in salita. Valentino, interpellato sull’argomento, risponde volentieri: “Ne parliamo spesso quando chiacchieriamo nel tempo libero, ci chiediamo: è più forte Franco o Pecco? Non lo sappiamo!” ride Rossi. “Per me Pecco ha un talento più naturale, mentre Franco è più di nervo, più ‘cattivo’! Credo sia questa la grossa differenza. Non so chi sia il più forte, credo che entrambi lo siano. L’anno prossimo in MotoGP avranno mezzi equiparabili, quindi vedremo come se la giocheranno.”
Di sicuro i risultati e il potenziale aprono le porte e portano prestigio, fama, nuovi contratti, ma anche pressione, responsabilità, necessità di rispondere ad aspettative più alte. Cos’è cambiato dunque quest’anno nella vita di Bagnaia e cosa ha contribuito a fargli fare il salto da buon esordiente a campione in carica? “Credo che i fattori più importanti siano stati la mia consistenza nell’arco della stagione, e anche rimanere nella stessa categoria con la stessa moto e lo stesso team per due anni di fila. Nel 2017 ero un rookie in Moto2 e più che altro dovevo pensare a imparare a gestire la moto e la nuova classe. Quella 2018 è stata la prima stagione dove tutto era al posto giusto per provare a vincere. Non nego che la mia mentalità sia cambiata un bel po’ quest’anno. Ma altre cose, come il mio allenamento sono rimaste le stesse, così come il set-up della moto (sospensioni a parte).”
“Direi che abbiamo creato un bel gruppo con Luca Marini nel team. Abbiamo lavorato tutti insieme di settimana in settimana. Eravamo davanti a ogni sessione. È stato come se potessi sentire la spinta del box in ogni momento, e questa cosa mi ha sicuramente aiutato nel corso del campionato. E poi la consistenza è stata la chiave, specialmente nella seconda metà della stagione e nel non mollare il colpo dopo le gare andate male. Al secondo round dell’anno, in Argentina, ero tornato a casa con un nono posto, che non era certo il massimo. A Barcellona e al Sachsenring siamo stati sfortunati con una gomma posteriore difettosa e per via dell’incidente di Mattia Pasini davanti a me. Ma da Brno in poi siamo stati molto costanti ed è quello che volevamo.”
In effetti, pare che nel 2017 i ragazzi del team insistessero molto con Pecco sul fatto di mantenere la calma e non preoccuparsi dei cattivi risultati… Bagnaia sorride: “Era il mio primo anno… In ogni caso credo che il consiglio di restare calmo sia stato il migliore che abbia ricevuto negli ultimi anni. È verissimo. Se resti calmo le cose vanno meglio sia per te, sia per il tuo team. Ma quando vedo qualcosa che non mi piace tendo ad andare un po’ in stress! Ci sto lavorando, ma mi serve ancora un po’ di tempo. La cosa positiva è che l’ultima stagione è andata bene da questo punto di vista, nonostante la pressione sia stata maggiore. In realtà sento di poter far fronte bene alla tensione. So che questo è uno dei miei punti di forza e anche il team è stato molto bravo nel gestire la cosa. Combattere e vincere un campionato è stato qualcosa di nuovo per me e il team l’ha affrontato in modo eccezionale, aiutandomi nel modo giusto.”
Lottare per la vittoria
È vero che quando un pilota lotta per un titolo diventa difficile accettare qualsiasi risultato in gara che non sia una vittoria? Oppure dopo una gara negativa la smania cala e finisci per accontentarti? “Ah! Per me non cala. Quest’anno, quando sono finito secondo in Giappone [gli sarebbe stata assegnata la vittoria più tardi per via della squalifica di Fabio Quatararo – N.D.R.] non ero per nulla contento. Sapevo che era un buon risultato per il campionato, perché Oliveira era dietro ed erano punti importanti, ma io avrei voluto vincere. È stato lo stesso ad Aragon. Quando quelli dell’IRTA in Giappone sono venuti a dirci che in realtà ero arrivato primo, è stata una gioia immensa. Il fatto è che quando capisci che cosa incredibile sia una vittoria per il tuo team, vorresti vincere sempre, e anche un secondo posto ti sembra meno positivo di quanto possa essere realmente.”
“La mia gara preferita della stagione? È stata quella in Thailandia perché eravamo io e Luca Marini contro Miguel Oliveira e Brad Binder. Team SKY vs team Ajo! E noi abbiamo vinto. Non credo che il loro team si aspettasse che riuscissimo a essere competitivi – eravamo sì veloci, ma non come loro. Eppure siamo riusciti a fare quello step che serviva per poterli battere. È stato veramente bello. Miglior gara dell’anno!”
Verrebbe da pensare che anche per Bagnaia, come per tanti top rider, dare tutto in gara, indipendentemente dal risultato finale, sia il primo obiettivo. “Certamente. Ad esempio: in Giappone sarebbe stato facile amministrare la seconda posizione perché Quatararo era veramente veloce e io avevo un gap sufficiente su Baldassarri che era terzo. Ma non sono fatto così, non ce la faccio a non provarci comunque o a non dare tutto. Credo sia stata una delle gare più difficili l’anno scorso, ho dovuto spingere dal primo all’ultimo giro per provare a vincere. Ho avuto altre vittorie dove è stato molto più facile controllare la situazione: in Austria ho recuperato Oliveira e una volta raggiunto avrei potuto smettere di spingere. Ma voglio dare sempre il massimo. Se riesci a farlo, il risultato, qualsiasi sia, sarà ancora migliore.”
Vita da campione
Una volta sceso dalla moto, com’è cambiata la vita di Pecco Bagnaia dopo aver vinto un mondiale? “Oh ci sono più interviste. Ci sono anche molte più persone che si complimentano con te… anche alcune che qualche anno fa dicevano che non ero niente. Credo che la cosa più importante in questi momenti sia sapere di quali persone circondarsi; quelli che ti vogliono bene e quelli di cui sai di poterti fidare. Lo capisco molto bene ora e mi sto muovendo in questo senso. Il fatto è che all’inizio vieni circondato da un sacco di persone che sono lì solo perché sei un pilota di GP, credo che questo non sia giusto.”
E ci saranno anche altre cose di cui preoccuparsi ora. Non solo la moto e i risultati in pista, ma anche la presenza agli eventi, la gestione dei social, gli obblighi con gli sponsor… “Certo, è così. Forse in questo non sono ancora ai livelli di un pilota di MotoGP, ma sta arrivando, me ne sono reso conto. Devi prenderti più cura anche di cose apparentemente banali come Instagram. Devi stare attento a che tipo di post fai, a che immagine di te potresti dare. Ad esempio, non sarebbe una bella cosa fare una ‘story’ su Instagram di te a una festa con un drink in mano! Voglio dire, per me non è un problema, ma è comunque qualcosa che come pilota GP non puoi fare. Devi dare il buon esempio alle persone che ti seguono, ai tuoi fan.”
Tornando alle gare, in Moto2 nel 2018 c’è stata una grandissima lotta. La presenza di un avversario competitivo e determinato come Miguel Oliveira è stata un fattore positivo? “Credo di sì. È stato bello poter combattere così. Anche se con un po’ più di fortuna a Barcellona e al Sachsenring la storia sarebbe stata diversa. A Brno, a metà stagione, Miguel era solo due punti dietro di me, ma da lì siamo riusciti a incrementare costantemente il vantaggio. Questo fa comunque parte dell’essere pilota e non si può sperare nella fortuna per l’intera stagione. Puoi solo dare il massimo per ottenere il miglior risultato possibile. Alla fine ho vinto il mondiale con un discreto vantaggio e con un round di anticipo, non credo mi sarebbe piaciuto arrivare con un distacco di pochi punti all’ultima gara!”
E per quanto riguarda il rapporto con Morbidelli? Pecco e Franco sono buoni amici e si dice che dal “Morbido” siano arrivati buoni consigli e insegnamenti per Bagnaia… “Gli ho rotto le scatole parecchio l’inverno scorso! Gli ho chiesto un sacco di cose e lui è stato molto disponibile e paziente. In effetti mi ha dato un sacco di consigli preziosi. Lo devo ringraziare per questo. E non è stato solo Franco: anche Valentino e alcuni degli altri ragazzi mi hanno aiutato. Penso che questo sia un grande vantaggio che abbiamo con l’Academy: il fatto che siamo spesso insieme e ci manteniamo competitivi.”
Bagnaia ha anche cominciato a pensare al futuro? Il suo nuovo ruolo di pilota MotoGP è la realizzazione di un sogno? “I sogni cambiano o meglio dovrei dire che gli obiettivi cambiano di anno in anno. Credo che il mio grande sogno sia fare qualcosa nella mia vita che mi piaccia veramente. E farlo con il sorriso. Ora il mio obiettivo, più che il mio sogno, è diventare uno dei piloti più veloci al mondo.”
Per concludere, come si è sentito Pecco a Phillip Island e a Sepang, quando era in procinto di vincere il titolo? “È stato qualcosa di strano. Era la mia prima volta da possibile campione del mondo e non sapevo che fare. Sapevo di voler vincere quelle gare, ma poi Pablo [Nieto, Team Manager – N.D.R.] mi ha detto che dovevo stare calmo e pensare alla situazione nel suo insieme. Non volevo immaginarmi campione del mondo. Se avessi iniziato a ragionarci, avrei perso la concentrazione. Sentivo di dover mantenere la mente libera per spingere. E a quanto pare ha funzionato.”
Bagnaia può ora lasciare che i suoi pensieri si spostino verso la Desmosedici. Sarà il sesto italiano nella griglia MotoGP 2019 e dovrà affrontare il processo “del pesce piccolo tra gli squali”, sensazione che Morbidelli ha affrontato quest’anno. L’accoppiata con Ducati, però, sembra promettente. Danilo Petrucci ha fatto il passaggio da Pramac alla squadra ufficiale e Bagnaia potrebbe davvero fare il salto di qualità seguendone la scia.
“Dipende da molti fattori differenti, è difficile dirlo adesso ma non lo vedo impossibile”, riflette Rossi sulle possibilità del suo pilota di diventare un futuro alfiere delle Ducati ufficiali. “Penso che Pecco sarà forte in MotoGP, ne sono sicuro. E poi è giovane e italiano, quindi è ok per la Ducati.” Che dire dunque? Sembra che la storia di Bagnaia sia appena iniziata…