Grosse come petroliere, eccitanti come la dichiarazione dei redditi e con la stessa guidabilità di un treno merci in avaria. Più o meno è questa l’immagine che qualsiasi smanettone ha delle Harley-Davidson. Ma a quanto pare a Milwaukee si stanno preparando a un’enorme svolta, rivoluzionando la propria immagine attraverso un piano di sviluppo – denominato, in maniera abbastanza evocativa, “More Roads to Harley-Davidson” – che, da qui al 2022, porterà sulle strade di tutto il mondo un’ondata di nuove moto, distanti come non mai dai concetti di “custom” e “cruiser” tanto cari alla Casa americana.
Prima le elettriche, poi le altre
Tutto avrà inizio con la LiveWire, la moto elettrica che debutterà nel 2019 e con cui H-D si pone l’obiettivo di guidare il mercato delle due ruote elettriche prima di espandere l’offerta con altri modelli, più piccoli e leggeri, nel 2022. Dopodiché, a inizio 2020, Harley lancerà i primi tre modelli di una piattaforma completamente nuova, pensata per accogliere motori da 500 a 1.250cc. Si partirà con una Custom da 1.250cc, grossomodo in linea con la tradizione di Milwaukee, e con la “Pan America”, una maxi enduro stradale con la stessa cilindrata e tanta voglia di fare concorrenza a BMW GS e similari. Il pezzo forte però, quantomeno per i motociclisti sportivi, sarà una maxi naked da 975cc, la Harley-Davidson Streetfighter, o almeno così viene chiamata al momento nel comunicato stampa ufficiale.
Buone premesse per la Harley-Davidson Streetfighter
E a giudicare dalle foto ufficiali dei prototipi, che H-D ha già diffuso come a voler tastare il terreno e allo stesso tempo ingolosire i potenziali nuovi clienti del futuro, le premesse non sono poi tanto male. Certo, la Pan America ha un’estetica piuttosto bizzarra (a voler essere gentili…), ma la Streetfighter sembrerebbe davvero una naked sportiva quasi normale, di quelle che piacciono a noi smanettoni. L’unico dato dichiarato per ora è la cilindrata, ma osservando attentamente le immagini si carpiscono già dei dettagli piuttosto interessanti. Il V-Twin longitudinale, per prima cosa, sarà raffreddato a liquido, il che è già un primo passo per aspettarsi una buona cavalleria. La ciclistica, poi, parrebbe abbastanza in linea con quella di una roadster da sparo: cerchi da 17”, telaio in acciaio (probabilmente un monotrave superiore), pedane nel posto giusto, monoammortizzatore posteriore, forcella a steli rovesciati e freni Brembo con pinze radiali.
Nel complesso il risultato sembra più una muscle bike che una nuda sbranacordoli, un po’ in stile MT-01 di metà anni 2000, ma questo non dovrebbe impedirle di poter ambire senza troppi sforzi al titolo di prima Harley della storia a guidarsi decentemente. Lo ammettiamo, qualche pregiudizio continuiamo ad averlo, ma saremo ben felici di essere smentiti.