In questa prima puntata del suo nuovo blog 2019, in esclusiva italiana sul sito di SuperBike Italia, Maverick Viñales ci racconta di come gestisce la tensione e come si prepara ai GP…
Testo: a cura della redazione Foto: Monster Energy Media
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“Non ho mai smesso di avere le farfalle nello stomaco prima delle gare. Dalla mia prima corsa nel mondiale fino all’ultima a Jerez di pochi giorni fa. Provo la stessa cosa in tutti i Gran Premi, uno dopo l’altro. Quella sensazione, e la motivazione a vincere, sono un aspetto che mi piace del fare il pilota e in un certo senso mi rendono euforico. Lavoro meglio quando sono sotto pressione. Solo quando mi qualifico bene riesco a essere più rilassato, perché so che il mio obiettivo è più vicino, quindi mi sento pronto per dargli la caccia”.
“Il culmine della tensione arriva sulla griglia di partenza. Lì il tempo scorre davvero lentamente! Ho sempre la sensazione che siano i venti minuti più lunghi della mia vita, e ogni volta chiedo in continuazione l’ora ai ragazzi del team”.
“Da piccolo mi sono sempre comportato bene: non ho mai fatto risse, non ho mai rubato niente e non mi sono mai comportato male. Anche a scuola ero bravo. Credo che in questo mi abbia aiutato tanto mio nonno, con cui sono cresciuto e che mia ha insegnato la disciplina. Quando ero bambino non è stato facile seguire la routine e capire la mentalità e i valori di mio nonno, però penso che l’autodisciplina che ho adesso e l’impegno che metto nelle gare derivi proprio da questo, perciò gliene sono grato.
“Mi ha sempre mostrato le cose giuste, mi ha insegnato che devo essere educato e corretto: in una parola, un gentleman. In generale credo che parole possano avere un grosso impatto nella vita, così a volte è meglio stare zitti e mettersi al lavoro”.
“Mio nonno mi ha insegnato l’autodisciplina, l’educazione e la correttezza. Gliene sono grato”
“Tante volte da bambino ho commesso degli errori, ma d’altronde fa parte del percorso per arrivare in cima. Ricordo un fine settimana di gara in Catalogna: ero nella categoria Junior e appena arrivato ero sei secondi più veloce degli altri! Mio nonno si arrabbiò, poiché pensava che stessi rischiando troppo per nulla. Mi disse: ‘Finirai per cadere. Rallenta!’. Io non lo ascoltai, andai avanti e nella sessione successiva caddi rovinosamente. Quella lezione me la ricordo ancora oggi, come ricordo anche che mi diede un buffetto in testa come rimprovero per la mia avventatezza. Ancora oggi continuo ad ascoltare i suoi consigli. Anzi, credo che sia l’unico che ascolto davvero oltre ad Alex [Salas], mio amico, assistente e confidente”.
“Dovendo scegliere la gara in cui tensione e nervosismo hanno raggiunto il picco massimo nella mia carriera, credo assolutamente che sia stato il mio primo GP in Qatar nel 2011. Ho avuto la sensazione che tutto fosse troppo grande ed ero molto emozionato”.
“Ricordo di essere uscito dalla corsia dei box per le prime prove libere della Moto3 e di essermi sentito davvero veloce in pista. Poi dopo qualche giro un altro pilota mi ha passato all’esterno, e poco dopo un altro ancora. Non capivo com’era potuto succedere perché stavo dando del mio meglio. A quel punto avevo dei dubbi sul mio vero livello: per po’ ho creduto che non sarei mai arrivato neppure tra i primi 10. È stato così difficile ed ero così lontano! Ma ho lavorato sodo, passo dopo passo ho capito cosa fare con la mia moto e in sole tre gare sono migliorato tanto”.
“Nelle mie prime prove libere in Moto3 mi sentivo molto veloce. Poi dopo qualche giro un pilota mi ha passato all’esterno”
“Ovviamente ero nervosissimo alle prime gare, ma in un certo senso ero anche più calmo e distaccato. Da allora sono cresciuto e maturato e sono più consapevole di quello che succede intorno a me e di quello che devo fare: in passato ero più una scheggia impazzita, non mi importava nulla se non correre per vincere”.
“Che altro? Mentirei se dicessi che non ero titubante le prime volte che ho dovuto dovevo parlare in pubblico, nelle conferenze stampa o alle presentazioni. È molto difficile parlare bene e capire se le persone ti sentono bene, ma ho imparato a migliorarmi anche in questo, gestendo questo diverso tipo di nervosismo”.
“E sempre in tema di stress, ricordo una volta in cui sono andato a fare una corsa con il mio cane e l’ho persa di vista. In un altro momento avrei reagito in maniera più lucida, ma ero molto sotto pressione e ho iniziato a cercarla ovunque con le lacrime agli occhi. Poi quando sono tornato a casa l’ho trovata lì, vicino alla porta che mi aspettava”.
“Ancora oggi, comunque, sto imparando a gestire sempre meglio lo stress pre-gara. È un punto importante per me, perché spesso mi capita di sbagliare la partenza. È ormai diventata un’abitudine che voglio cambiare. Quindi cerco di prepararmi in modi diversi e tra le altre cose medito e visualizzo la partenza. L’allenamento mentale è un aspetto in cui sono migliorato. È una cosa strana, che non avevo mai provato prima, ma in questo sport devi sempre migliorare; da una gara all’altra, da un giorno all’altro, da una sessione all’altra. Non si deve smettere mai di lavorare su se stessi”.
“Spesso mi capita di sbagliare la partenza: è ormai un’abitudine e voglio cambiarla”
“Una cosa che invece mi piace molto e che mi dà gusto è vedere il pubblico e i fan a bordo pista. È fantastico che ci siano così tante persone a vederti: credo sia una cosa incredibile e quando ci penso mi spinge a dare il meglio di me. Mi piace sentire il calore del pubblico, e proprio per questo mi piacciono circuiti come Jerez, dove i fan sono vicini alla pista e si sentono di più. Anche la sezione dello stadio al Montmelò è spettacolare. Ti viene voglia di fare una curva ancora più veloce solo per farti vedere!”.