Premi il tasto Play sulla foto qui sopra per riprodurre il video

Con più cavalli, meno peso e sospensioni ed elettronica da race replica, Aprilia alza il livello della Tuono 660. Ma sarà davvero meritato il nuovo suffisso “Factory”? Aigor è andato a scoprirlo tra i cordoli del Misano World Circuit

Testo: Aigor

______________________________

Sarò sincero. Quando da Aprilia è arrivato l’invito per il lancio stampa della nuova Tuono 660 Factory, all’inizio ho pensato a un errore. “Il programma del test si articolerà su una serie di sessioni in pista al Misano World Circuit…” recitava la mail a un certo punto. Ottimo.

Il problema è che mancava qualsiasi cenno a un’eventuale parte di prova su strada. Che in effetti, come mi era stato confermato di lì a poco, non era proprio prevista. Mmm… Testare una media naked da “soli” 100cv esclusivamente in circuito? Per giunta non su un pistino tipo kartodromo, ma su tracciato da Mondiale come Misano? Ma che senso ha?

 

Avanti veloce al tardo pomeriggio dopo il test, mi sto facendo la doccia direttamente in circuito prima di mettermi in viaggio verso casa, e sono così sorridente che mi si sta riempiendo la bocca di schiuma.

Mai e poi mai avrei immaginato di divertirmi – e andare tutt’altro che piano – come ho fatto oggi a Misano con una, ehm, “motoretta” come la Tuono 660. Che in questa nuova versione Factory, si è rivelata quanto di più sorprendente mi sia capitato di guidare da un po’ di tempo questa parte. Ma andiamo per ordine.

Aprilia Tuono 660 Factory: tutti la vogliono

La sera precedente, parlando coi responsabili Aprilia, scopro i motivi per cui il press test, inizialmente pensato per svolgersi anche su strada, sarà solo in pista. In breve, ci sono stati così tanti ordini di Tuono 660 Factory, ancora a scatola chiusa, da mettere alla prova le capacità produttive dell’azienda veneta – che come tutti i marchi automotive, in questo periodo sta soffrendo per le carenze e i ritardi dei fornitori di alcuni componenti.

Per non penalizzare troppo i clienti che l’avevano già ordinata, a Noale hanno dunque deciso di immobilizzare il minor numero possibile di esemplari per il parco stampa, organizzando una presentazione dell’ultima ora nel weekend dell’Aprilia All Stars di Misano, con le uniche 660 Factory disponibili in fabbrica – nessuna delle quali già immatricolata. Ok, spiegazione accettabile. E visto che per il momento non ci sono alternative, “accontentiamoci” del test in pista, in attesa di riprovare la moto su strada.

 

Passando al senso di creare una versione Factory di una media naked come la Tuono 660, i tecnici Aprilia non ce lo dicono esplicitamente, ma quello che emerge durante la conferenza stampa è che probabilmente era proprio la Factory la “vera” Tuono 660 che avevano in mente di realizzare fin dall’inizio del progetto.

Il modello base, col suo bicilindrico da 95cv (e quindi depotenziabile, rispetto alla versione da 100cv usata sulla RS660) era stato pensato per incontrare anche il pubblico dei neopatentati, oltre che per assecondare le esigenze dei mercati emergenti – quelli extraeuropei, dove una moto da oltre 600cc viene considerata come una grossa cilindrata.

Con la Factory, invece, a Noale hanno potuto procedere secondo i classici dettami della famiglia Tuono, ovvero ponendo l’accento sulla sportività del pacchetto senza scendere a compromessi.

Specifiche calienti

Il motore, per cominciare, è quello a potenza piena da 100cv della RS660, in questo caso reso ancora più brillante nella risposta grazie a un sensibile accorciamento della rapportatura finale (-1 dente di pignone). Le sospensioni sono Kayaba (forcella) e Sachs (monoammortizzatore) completamente regolabili e addirittura con specifiche e tarature più sportive rispetto a quelle della RS.

 

Per l’elettronica, ai vari traction, wheelie ed engine brake control, si aggiungono l’ABS cornering e il quickshifter con blipper in scalata. A completare il tutto abbiamo un paio di chili in meno di peso, grazie anche all’adozione di una leggerissima batteria al litio. Molto bene. Via specchi e portatarga, Pirelli Supercorsa SC1 cotte a puntino nelle termocoperte, e pronti per una giornata ad alto coefficiente di gas al Misano Circuit.

Più di una media naked

Quando entri in pista per la prima volta con una nuova naked non sei mai certo di cosa aspettarti, tra sospensioni stradali tendenti al morbido, manubrio alto e pedane basse che iniziano a grattare l’asfalto alla prima piega seria. Ma nel caso della Tuono 660 Factory, giusto il tempo di fare mezzo giro e tentare il primo approccio “allegro” al Curvone di Misano, e i miei timori, misti a un po’ di pregiudizio, iniziano a vacillare.

Che il livello di confidenza immediata sarebbe stato a livelli eccelsi, l’avevo messo in previsione. Del resto la baby-Tuono è una moto leggerissima (181kg in ordine di marcia) oltre che molto compatta e, come tutte le naked di media cilindrata, sfrutta alla perfezione la postura derivante dal manubrio alto e largo per innalzare il senso di controllo a vette irraggiungibili per qualsiasi altro tipo di moto.

La baby tuono vuole essere strapazzata

Se dunque non sono stupito dal ritrovarmi ginocchio a terra in totale serenità già alla terza curva, sono ben più sorpreso da come l’avantreno rimanga sostenuto e ben piantato alla mia prima pinzata aggressiva e da come la ciclistica si dimostri imperturbabile al primo passaggio al velocissimo Curvone. “Amico, tieni aperto… so fare ben altro!” sembra dirmi la Tuono mentre alleggerisco il gas, sfiorando il cordolo interno, col tachimetro sui 200km/h.

Qui capisco che la giornata potrebbe essere più interessante del previsto, e infatti nei giri successivi, sessione dopo sessione, finisco invischiato in un vortice di divertimento ed esaltazione fatto di gas quasi perennemente a fondocorsa, staccate super ritardate (e col posteriore spesso staccato da terra), traiettorie millimetriche, angoli di piega insensati per una media naked e, ultimo ma non da ultimo, il brivido del Curvone percorso in pieno, sfruttando tutto il cordolo esterno in ingresso e poi tagliando su quello interno in totale fiducia.

Una cosa che, per dire, non mi capitava dai tempi delle 600 Supersport. E che mi aiuta a intuire quanto sia “speciale” questa 660 Factory nel panorama delle nude di media cilindrata. Ma scendiamo nel dettaglio, partendo dal motore.

Tuono 660 Factory: bicilindrico parallelo o V2?

Nei nostri test degli ultimi tempi abbiamo sempre descritto il 660 Aprilia come un propulsore anomalo nel panorama dei bicilindrici paralleli, perché in realtà ha carattere, suona e spinge come un V2 sportivo. Bene, la 660 Factory non fa che confermare queste impressioni, rendendole pure più evidenti.

Dolce e regolare ai bassi, il motore risponde con prontezza fin da subito, pure con una certa aggressività alla prima riapertura nelle mappature più sportive, e anche se non richiede di stare troppo su di giri per funzionare, è evidente come si esprima al meglio tra i 7.500 e gli 11.000, dove tira fuori una bella grinta, con una percezione di velocità che va al di là dei “soli” 100cv dichiarati.

Duelli alla Davide e Golia

Credo che un grosso contributo in questo senso lo dia la rapportatura accorciata, che porta il motore a scalare il contagiri più rapidamente e, al Misano Circuit, consente di scegliere tra due marce (seconda o terza) per uscire brillantemente da buona parte delle curve lente. Certo, le velocità massime non sono da brividi, e su ogni rettilineo da più di 2-300 metri, con la 660 sarete comunque costretti a subire sonore sverniciate da qualsiasi maxi presente in pista.

Ma potendomi confrontare con alcune Tuono V4 ed RSV4 che giravano nei nostri stessi turni, ho notato che nei tratti più guidati – ad esempio, dalla esse dopo il traguardo a quella che introduce sul rettilineo della Quercia – la piccola Factory mi permetteva di giocarmela, compensando la minor potenza con la maggiore agilità, e potendo comunque contare su una spinta sufficiente per tenere il passo nelle brevi accelerazioni.

Media da hooligan

Altra situazione che vale la pena citare riguarda il mio primo tentativo di impennare, nel giro di rallentamento alla fine del primo turno. Spengo l’elettronica, scalo in seconda, 50km/h sul tachimetro, tiro una bella sfrizionata prevedendo un po’ di fatica da parte del bicilindrico parallelo nel far decollare l’avantreno e… Bang! La ruota anteriore schizza a candela così velocemente da prendermi in contropiede.

Per fortuna mi tengo sempre un certo margine quando faccio l’hooligan con una moto che non conosco, per cui nessun dramma. Ma anche qui, pollici in alto per la rapportatura accorciata, che ha decisamente innalzato le attitudini teppistiche del 660 Aprilia. Al punto da farmi considerare la Factory come una nuova seria candidata al ruolo di “miglior media con cui perdere la patente”, come avrò modo di appurare nel resto della giornata. Ma questa è una questione che approfondiremo in un futuro test stradale.

Tuono 660 Factory: sovradotata

Detto del motore, è la guida la vera grande sorpresa della 660 Factory. Credetemi se vi dico che anche quando mi sono messo a strapazzarla come un disperato tra i cordoli di Misano, ho faticato a trovare situazioni in cui la moto mi sembrasse in difficoltà.

Spettacolare in staccata, grazie ai freni Brembo da race replica, stabile e precisa in ingresso, percorrenza e uscita, grazie al solito telaio Aprilia (in questo caso supportato da sospensioni di livello superiore). Con una luce a terra inusuale per una media naked, la piccola Tuono mi ha permesso di guidare non molto diversamente da come avrei fatto su una sportiva vera; ovvero concentrandomi su traiettorie, punti di staccata e riaperture del gas, invece che sull’aggirare i suoi limiti da roadster. Il tutto, stancandomi pochissimo, sia come impegno fisico, sia mentale.

Certo, avevamo gomme super appiccicose come le Pirelli SC1, e i tecnici Aprilia avevano studiato un set-up specifico per l’uso tra in circuito. Ma pensandoci, non sono riuscito a farmi venire in mente un’altra naked con un motore da “soli” 100cv con una ciclistica così affilata e a suo agio nel sopportare i ritmi della guida in pista. Quelle che più le si avvicinano, come sensazioni e livello di sportività, sono probabilmente la Triumph Street Triple 765 RS e la KTM 890 Duke R – ma in questo caso parliamo di supermedie da oltre 120cv.

…forse anche troppo

A questa considerazione mi ricollego per quella che forse è l’unico appunto che mi viene da fare alla Tuono 660 Factory. La domanda è: su una media naked come questa serve davvero un pacchetto elettronico top di gamma, addirittura con piattaforma inerziale a sei assi?

Per quanto mi riguarda la risposta è no. Intendiamoci, non criticherò mai la presenza del quickshifter con blipper (a mio parere una dotazione ormai irrinunciabile su qualsiasi moto), o delle mappature per cambiare erogazione e risposta del motore (utili per adattarne il funzionamento al vostro umore di giornata).

Ma l’anti impennata a Misano si è dimostrato superfluo (dopo il primo turno l’ho spento e non ho mai avuto problemi di decolli non voluti). Pur apprezzando il conforto psicologico dato dal traction control, qualsiasi pilota con un minimo di esperienza ne potrebbe tranquillamente fare a meno data la poca potenza in ballo.

Alla fine, dunque, l’elettronica sulla Tuono 660 Factory probabilmente ha senso per offrire un supporto ai motocilisti alle prime armi… che però a quel punto potrebbero optare per la più dolce e morbida versione base. Che però, dettaglio importante, costa solo 400 euro meno della Factory, e visto che il livello di contenuti quest’ultima è nettamente superiore, chi sarebbe così folle da non sceglierla, al di fuori di quelli con patenti limitate? In definitiva ok: tanta elettronica su una moto così può apparire superflua, ma ha senso pensando al target di motociclisti che se la potrebbero comprare.

Aprilia Tuono 660 Factory: quindi, com’è?

Come detto, servirà completare il test con una prova su strada, ma potrei già scommettere che la 660 Factory si comporterà benissimo anche lontano dai cordoli, dove la limitata cavalleria del motore passerà ulteriormente in secondo piano. E lasciatemi anche dire che a mio parere questa Tuono è la migliore interpretazione fatta finora da Aprilia della sua piattaforma 660.

Grazie alla rapportatura accorciata è ancora più facile tirare fuori il meglio dal bicilindrico parallelo, e le nuove sospensioni, unite al manubrio alto, hanno elevato la competenza del pacchetto nell’uso sportivo, aumentando anche il piacere di guida e il livello di “giocosità” dell’insieme – fattore fondamentale su una naked di questo tipo.

Alla fine rimane un solo dubbio: con che avversaria confrontarla? Qualsiasi media sotto i 100cv verrebbe massacrata dalla 660 Factory, mentre le supermedie, come la KTM e la Triumph, farebbero facilmente valere il netto vantaggio di potenza.

Ma forse è proprio questo il bello della nuova Tuono 660 Factory: è una moto a suo modo unica, e come tale va considerata.